“La coscienza? È quel grande sole che splende alle nostre spalle” così si è espresso il filosofo Emanuele Severino alla fine di un intervento “le Origini della coscienza, la coscienza dell’origine” che ha interessato la platea dell’auditorium del Palazzo della Gran Guardia in occasione di Infinitamente. Un pubblico numeroso, le poltroncine blu accolgono interessati addetti ai lavori, professori universitari, studenti, cittadini. Severino è forse il filosofo italiano più letto e rispettato, il moderatore dell’evento, Antonio Gnoli giornalista di La Repubblica, lo ha definito come “uno dei pensatori più innovatori e vitali, di quelli che vanno alla radice del pensiero.
Severino ha spiegato parole come 'verità', 'errore',' vita', 'coscienza', sotto il proprio forte ragionamento, ha cercato di dare a quelle parole un senso e una forza propria”. Ed è proprio su una parola specifica, 'conoscenza', che si è argomentata tutta la conferenza del filosofo, in particolare sulle origini. Il plurale del titolo è già di per sè rivelatore: “La filosofia è nata come volontà di unione di punti di vista, parimenti l’origine della coscienza è una pluralità di punti di vista” ha esordito Severino. Ha subito però posto una premessa fondamentale: “Per coscienza intendiamo la percezione del mondo, la sua consapevolezza, in linea con l’intendimento odierno che si da al termine”. Dopo questa doverosa premessa, Severino ha iniziato ad argomentare ogni singola proposta di origine della coscienza: dal neo-darwinismo, molto di moda ultimamente, il quale si pone di spiegare l’origine biologica della coscienza come parte dell’evoluzione, quindi con un passato e con un futuro, al marxismo che ha come fondamento della sua dottrina il fatto che sia l’esistenza a creare la coscienza e non viceversa. Non ha dimenticato, Severino, di menzionare la psicanalisi e più in generale tutte le scienze storicistiche, che vedono la conoscenza come l’evoluzione del pensiero umano in stretta relazione con la storia, e quindi con il tempo stesso dell’uomo. Particolare importanza, in ultima battuta, riveste la tesi linguistica dell’origine della coscienza: la coscienza si genera dal linguaggio che prima è un grido, sia esso di gioia di dolore di festa, che poi si affina diventando linguaggio vero e proprio, perciò espressione della coscienza. Ecco perché Severino ha declinato 'origini' al plurale, perché questi esempi riportatici dal noto filosofo sono tutti validi in quanto facenti parte anch’essi della coscienza che si auto-determina. “Conoscenza come orizzonte totale, è ottimo il titolo di questa manifestazione 'Infinitamente' ”- ha concluso Severino “perché la mente che crea la coscienza è infinita in quanto tutto e diventa altro. La coscienza infinita è ciò che noi siamo”