Lamberto Maffei è un luminare. Fa fede il suo curriculum: cattedra di Neurobiologia alla Scuola Normale Superiore, direttore dell’Istituto di Neurofisiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, fondamentali ricerche sulla plasticità celebrale, miriadi di pubblicazioni sulla materia.
Con l’obiettivo di spiegare cosa sia il bello e cosa il sublime per la nostra mente, del perché certi stimoli vengono codificati in sensazioni piacevoli, Maffei è intervenuto a Infinitamente. Ha iniziato la trattazione con una premessa: “le neuroscienze non vogliono studiare cos’è l’arte in sè, vogliono interpretare, vogliono essere un ponte, un aiuto per capire la differenza tra una cosa bella e una cosa brutta. Ci sono dei segni che catturano più di altri i nostri neuroni, “ che li eccitano di più”; questa risposta diversificata ad un segno rispetto ad un altro è genetica, è già impiantata nei nostri processi cognitivi, non possiamo cambiarla, ci sono altre parti del cervello invece che possiamo plasmare e modificare".
La memoria genetica prende in considerazione tutti quei processi, tutte quelle procedure, che nessuno ci insegna ma che tutti sappiamo: camminare, scappare, nuotare, respirare per esempio. "Questa parte del cervello rimane immutata, ma il resto invece cambia, si adegua cresce e si specializza – ha sottolineato Maffei – Possiamo creare nuove connessioni sinaptiche che reagiscono a stimoli diversi. Il cervello si comporta alla stregua di un muscolo: più lo si allena, più diventa reattivo ad un certo stimolo. “Il bello reagisce ad uno stimolo preciso. Non entro nel merito di cos’è bello e sublime, non ne so nemmeno la differenza, quello che so è che certi segni fanno eccitare più neuroni, sono più eccitanti”.
Il cervello quindi va sempre allenato, per mantenerlo “tonico e reattivo”, più facciamo lavorare la mente, più abbiamo la possibilità di capire e comprendere tutto il bello che c’è intorno a noi.