All’accademia di Agricoltura Scienze e Letteresi è tenuta la conferenza “Neuroeconomia: la coscienza del rischio”. Insieme ai relatori Giorgio Coricelli e Fabio Babiloni erano presenti il preside della facoltà di Economia, Francesco Rossi, e il Pro-rettore Bettina Campedelli. A moderare l’incontro Sandro Benedetti, responsabile dell’ufficio stampa dell’ateneo.
Le tematiche. La neuroeconomia è un neonato settore della ricerca scientifica che ha lo scopo di costruire un modello biologico dei processi decisionali. È l’applicazione delle tecniche di indagine proprie delle neuroscienze all’economia, come ha ricordato Francesco Rossi, preside della facoltà di Economia.
Il rischio e le decisioni. “Rischio: situazione di scelta il cui risultato è incerto. La prima cosa a cui il cervello reagisce in un contesto di scelta rischiosa è il valore atteso, la seconda è il rischio”: questo è il tema affrontato da Giorgio Coricelli, il quale ha spiegato che il valore atteso è il valore della scelta rischiosa. Quando le persone non hanno tempo fanno scelte più rischiose ma tali scelte sono influenzate anche dal contesto sociale che, secondo lo scienziato, aumenterebbe la propensione al rischio. “La questione di come generiamo giudizi e decisioni ha occupato i pensatori per centinaia di anni” così ha iniziato il proprio intervento Fabio Babiloni, presentando alcuni esperimenti svolti all’università La Sapienza e ai quali ha preso parte. Tra gli esperimenti citati, quello del cosiddetto ‘Ultimatum game’, in cui lo sperimentatore ha a disposizione una cifra che divide in modo iniquo tra sé e i soggetti che collaborano, ha dimostrato che gli individui non agiscono, come si credeva in passato, secondo i dettami dell’economia classica. Infatti quando si prende una decisione in un contesto di rischio, come quando si gioca in borsa, intervengono altre variabili, quali la giustizia sociale o l’equità. “Nel nostro cervello- ha proseguito Babiloni – due sistemi distinti competono per farci decidere se accettare o rifiutare un’offerta economica”.
L’effetto del confronto sociale. In situazioni di scelta, se si è soli e si sceglie l’opzione che porta a conseguenze negative si prova rimpianto, ma se si è in due e l’altro sceglie l’opzione migliore si prova invidia. “Questo significa – hanno spiegato i neuroscienziati – che lo stesso individuo, in situazioni sociali, si assume un grado di rischio assai maggiore che se fosse in isolamento”.