Elisabetta Adami, docente dell'ateneo scaligero, ha parlato del linguaggio filtrato dalla tecnologia in occasione di Infinitamente. Dopo un anno di ricerca in collaborazione con la London International Mobile Group, ha esposto i risultati sulla tecnologia mobile.
Lo Smartphone. “L’oggetto di studio – ha spiegato Elisabetta Adami durante l'incontro del Festival – è il Smartphone, il telefonino. Dispositivo dalle molteplici funzionalità: imaging, web, email, GPS, riproduzione audio e video, giochi, e funzionalità aggiuntive create dagli stessi utenti. La ricerca si è posta tre domande: quali sono le operazioni o le azioni più facili o più difficili? Quali le abilità più richieste e quelle invece meno necessarie? E infine: cosa cambia nel modo in cui comunichiamo, ci relazioniamo e diamo senso a noi stessi e al mondo?”
L’esperimento. L’esperimento è stato questo: l’utilizzo, per un mese, di un nokia N95 senza istruzioni. La ricerca, a seconda dei vari campi di funzionalità, ha fatto emergere interessanti conseguenze. Elisabetta Adami ne ha fatto una dettagliata rassegna: “dall’imaging emerge l’abitudine ormai quotidiana di vedere il mondo attraverso l’occhio della foto. La funzionalità web permette una mobilità sia come connettività interpersonale, sia come accesso alle informazioni. Le implicazioni sono l’utilizzo del pensiero tattico, a dispetto della pianificazione strategica: non si cerca più niente sul luogo, ma si cerca sul web la programmazione cinematografica, o il ristorante. Inoltre vi è un’insofferenza alla fissità. Con il posizionamento GPS vi è un’evitabilità del fattore di rischio, non è più necessario chiedere allo sconosciuto le indicazioni stradali; e manca la costruzione di un proprio percorso, un proprio punto di vista che non sia il percorso prestabilito. Con l’audio player da un lato si esclude un senso, quello uditivo, dalla percezione della realtà; allo stesso tempo però si aggiunge una colonna sonora al mondo”.
I risultati. “In conclusione – ha spiegato la ricercatrice – la comunicazione avviene attraverso meccanismi di selezione e ricontestualizzazione. Comunichiamo di più, ma meno con gli sconosciuti. Cambiano i luoghi della socialità: non più la discoteca ma la chat. Ogni cosa è registrata nel telefonino, che diventa il nostro diario multimediale.”