La Dottoressa Coppari, giustamente fiera della sua creatura Infinita…mente e del grande successo di pubblico riscosso da questa seconda edizione dell’iniziativa, certo non inferiore a quello già molto lusinghiero della precedente edizione, mi ha chiesto di scrivere qualche riga sulle mie impressioni di partecipante a un paio di eventi e soprattutto di spettatore assiduo durante le tre giornate della manifestazione.
Le mie impressioni non avrebbero potuto essere più positive sia per la qualità culturale e scientifica delle relazioni, sia per la straordinaria espressione di interesse dimostrata dalla cittadinanza e in particolare dai cosiddetti non addetti ai lavori, che non hanno esitato a bombardare i relatori con domande le più svariate, tutte indicative di una genuina curiosità intellettuale. L’unico mio rammarico è stato paradossalmente causato dalla ricchezza stessa del programma, che con l’inevitabile sovrapposizione temporale di alcuni eventi mi ha impedito di gustarli tutti. Avrei sentito molto volentieri, per esempio, l’intervista a Paolo Conte, magari con la speranza di sentirlo accennare qualche strofa di Genova per noi, ma la concorrenza dei racconti affascinanti sul cervello matematico e sui numeri allineati nello spazio mentale ha finito per prevalere.
Per secoli e forse millenni gli uomini si sono considerati diversi da tutti gli altri viventi per ragioni sovrannaturali. Ai giorni nostri invece la scienza e la stessa filosofia ci dicono che ciò che ci rende umani è il nostro sistema nervoso, prodotto dell’evoluzione biologica non meno che oggetto e agente allo stesso tempo di una evoluzione culturale che ha generato e genera continuamente i saperi e i valori propri dell’umanità. L’esortazione socratica a conoscere se stessi potrebbe essere riscritta oggi “conosci il tuo cervello e conoscerai l’universo e gli dei”, e il pubblico di Infinita…mente ha dimostrato ampiamente di voler conoscere ciò che si sa sui rapporti fra cervello da una parte e coscienza, arte, cultura, etica e altri aspetti dell’agire e del sentire umano dall’altra. Ciò che si sa è ancora molto poco rispetto a tutto quello che si vorrebbe sapere, ma, grazie ai progressi delle neuroscienze contemporanee, alcuni dei quali molto ben illustrati a Infinita…mente, è indubbiamente tanto rispetto a quello che si sapeva solo pochi anni fa.
Chiudo con un ricordo che vorrei trasmettere a chi vive in questa città, lavora in questa Università, e non ha conosciuto o ha dimenticato Hrayr Terzian. Professore di Neurologia e primo Rettore nella breve storia del giovane ateneo veronese, Terzian era convinto che il progresso delle conoscenze sul sistema nervoso richiedesse una fertile comunanza di lavoro e una profonda complementarità teorica e pratica fra le discipline biologiche di base e quelle cliniche. Aveva preconizzato con largo anticipo la nascita di società scientifiche ed enti di ricerca dedicati specificamente all'integrazione delle "neuroscienze", prima ancora che questo termine fosse stato inventato, e a Verona aveva posto le basi perché tutti gli interessati al sistema nervoso confluissero in un singolo dipartimento universitario. Purtroppo la sua morte prematura gli ha impedito di vedere realizzata la sua iniziativa e di contribuirne all'evoluzione con la sua straordinaria vivacità intellettuale e con il suo inimitabile stile di catalizzatore dello sviluppo della scienza e della cultura. Sono convinto che come cittadino e universitario veronese, sempre attento alla necessità di creare una simbiosi fra la città e la sua Università, avrebbe approvato e gradito una manifestazione “neuroscientifica” dedicata alla cittadinanza come Infinita…mente, anche se avrebbe sicuramente trovato qualche spunto per attizzare quella inesauribile vena polemica e quell’implacabile spirito critico che ancor oggi tanto mi mancano.