E' stato presentato il testo “Le culture e i luoghi delle droghe” in aula T2 al Polo Zanotto. Ha moderato l’incontro Domenico Secondulfo, ordinario di Sociologia dell'ateneo. Sono intervenuti, insieme a Luca Mori professore nell’ateneo scaligero e al curatore del volume Agostino Cipolla dell’Università di Bologna, alcuni professionisti che hanno parlato del rapporto che la società ha con le droghe al giorno d’oggi.
Il libro. Il titolo “Le culture e i luoghi delle droghe” contiene già al suo interno i temi portanti che vengono affrontati nel testo. Questo infatti “è stato scritto seguendo la tecnica dell’osservazione partecipante”- ha puntualizzato Mori – I nostri collaboratori hanno preso parte ad alcuni fra i maggiori festival e Rave Party organizzati in Europa, sia legali come il “Rototom Sunsplash” che si tiene ogni anno in Friuli, che illegali e organizzati periodicamente da privati”.
Le scoperte. Dalle ricerche effettuate sul campo sono emersi risultati nuovi rispetto a quanto finora conosciuto nella relazione fra giovani e droghe. “Oltre a veder confermati i dati già noti – ha detto Mori – la nostra inchiesta ha portato a risultati innovativi e originali”. Innanzitutto per quanto riguarda i contesti, mentre il senso comune vorrebbe i festival legali più sicuri e al riparo dallo spaccio, la ricerca evidenzia che sono moltissimi i pusher presenti a questi eventi e si arriva spesso a risse per la spartizione del territorio. In secondo luogo si è scoperto che sono cambiate le sostanze e soprattutto il modo di utilizzarle. È impressionante l’uso di ketamina, praticamente assente fino a qualche anno fa e oggi file rouge di tutti gli eventi analizzati dai ricercatori. Si parla inoltre di policonsumo: la maggior parte delle persone presenti ai rave party mischia sostanze con effetti assolutamente antitetici e contrastanti. Infine, per quanto concerne l’utenza, insieme a molti “Peter Pan” frequentano questi festival ragazzini troppo giovani. Sono i cosiddetti “Baby Herman” di età preadolescenziale che tanto preoccupano gli addetti ai lavori.
La droga. Si evidenzia nel libro un uso delle sostanze stupefacenti paragonabile ad un qualsiasi altro prodotto acquistabile ovunque. “La droga risponde alle leggi del mercato”, ha puntualizzato Raffaele Lovaste, del Dipartimento Dipendenze dell’Asl di Trento. Il target odierno è il consumatore occasionale e non più il tossicodipendente. Infatti negli ultimi anni si è andato abbassando il prezzo e allargando il consumo. Oggi il must è il policonsumatore, che prova tutto e non si affeziona a nulla perché la maggior parte delle volte non sviluppa una dipendenza; tra tutti i consumatori solo il 10% diventa dipendente dalle sostanze di cui fa uso. Inoltre “l’età media di chi si avvicina alle droghe – ha spiegato Marco Zumerle della Comunità dei Giovani di Verona – si sta progressivamente abbassando”.
L’alllarme sociale. Nel testo ci si chiede perché l’uso di droghe in certi contesti non susciti allarme sociale. È emerso che la società tollera lo spaccio e l’uso di stupefacenti in alcuni ambienti perché lì si creano delle sottoculture che rimangono tali. Nascono e muoiono all’interno di questi festival e non rischiano di influire negativamente sulla cultura dominante. Questa, non rischiando un collasso, accetta comportamenti socialmente aberranti purché siano circoscritti. Infatti è dimostrato che chi prende parte a queste manifestazioni e consuma droghe lì, nella maggior parte dei casi, una volta uscito, conduce una vita sociale normale.