Si è da poco conclusa la quinta edizione del Mantova comics & games la convention dedicata a tutto ciò che è pop, dall'immagine su carta ai videogames. Una vetrina che ha visto incontrarsi i disegnatori più in voga del momento, gli editor più importanti del mondo e sopratutto il grande pubblico.
A farla da padrone è stato il fumetto: in bianco e nero o a colori, orientale o occidentale, per bambini e per adulti, questa attività artistica rappresenta lo spazio di realizzazione della fantasia, possibilità di evasione verso mondi fantastici o realistici ma comunque “diversi”. Ne abbiamo parlato con una persona che di fumetto se ne intende, Claudio Gallo, professore di storia del fumetto del nostro ateneo.
Professore, che peso ha ed ha avuto il fumetto nel mondo culturale italiano?
Il fumetto ha influenzato la cultura italiana più di quanto si voglia ammettere. Pur essendo considerato un’“arte minore”, molti talenti grafici e letterari del Novecento hanno assimilato il nuovo linguaggio e lo hanno considerato una straordinaria occasione per innovare la narrazione, combinando il segno e la parola. Per rendere evidente questo processo, avviato sin dalla nascita del fumetto seriale italiano nel 1908 con il “ Corriere dei Piccoli”, bastano alcuni nomi: Renato Simoni, Antonio Rubino, Sergio Tofano, Cesare Zavattini, Federico Fellini, Dino Buzzati.
Fumetti occidentali e fumetti giapponesi, quali preferisce e perché?
Appartengo a una generazione cresciuta con i fumetti occidentali. A loro va la mia preferenza. Ho però imparato dagli studenti che frequentano il corso di Storia del Fumetto ad apprezzare i manga. Le contaminazioni tra cultura occidentale e orientale sono iniziate ancora nell’Ottocento ed Emilio Salgari ne è stato pioniere. Oggi invece cartoni (anime) e fumetti (manga) giapponesi sono seguiti e letti da tantissimi giovani. Numerosi autori e numerose autrici delle nuvole parlanti hanno rivisitato originalmente la produzione giapponese, innovando la letteratura disegnata italiana. In questo senso noi italiani siamo stati, ancora una volta, dei precursori perché la diffusione capillare dei manga è cominciata proprio nel nostro paese e solo da poco si è estesa alla Francia e agli Stati Uniti.
C'è differenza tra i fumetti "di un tempo" e i fumetti che si fanno adesso?
La differenza tra ieri e oggi è molto grande. Ma occorre assimilare il concetto che esiste una storia e una tradizione grafica che dobbiamo apprezzare e conoscere. Oggi il fumetto è il “sapere”, lo strumento di comunicazione più ambizioso. Non è più marginale. La nascita del graphic novel ha esteso le possibilità narrative; la vita nelle sue molteplici manifestazioni è entrata in modo esuberante nelle nuvole parlanti. I nostri disegnatori e sceneggiatori, ormai apprezzati in tutto il mondo, scrivono e disegnano reportages, si occupano di storia e politica, scandagliano i meandri più segreti e profondi della natura umana, cercano le radici culturali della propria terra. L’autobiografia è sempre più utilizzata. L’oppressione politica e la Shoa sono stati raccontati in fumetti, come Persepolis e Maus, che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo.
Fumetto e trasposizione cinematografica, cosa ci può dire a riguardo?
Per tanto tempo la tecnica narrativa del fumetto è stata un’abile imitazione di quella cinematografica. Oggi autori come Frank Miller (Sin City e 300) o Alan Moore (Watchmen) hanno modificato, grazie all’informatica, il linguaggio filmico. Occorre tener conto che la migliore produzione superoistica di Hollywood non si limita a sfruttare la popolarità degli eroi di carta, ma, come sostiene Tim Burton, si misura il mito, che negli Stati Uniti di oggi trova importanti riferimenti ad esempio in Superman, nell’Uomo Ragno e in Batman.