Lunedì 8 marzo, nel giorno della festa della donna, l’università ha ospitato un incontro per parlare di “Donne e scienza” attraverso la figura di Ipazia d’Alessandria, la prima matematica della storia. Sono intervenute Gemma Beretta, autrice della biografia su Ipazia, e la nota astrofisica Margherita Hack. Presente anche Elda Baggio del Comitato pari opportunità di ateneo che ha organizzato il convegno con il gruppo "Le radici dei diritti" e alcuni istituti scolastici della zona.
Donne e scienza: il pubblico risponde. E’ ad un pubblico numeroso e interessato che Gemma Beretta ha parlato, all’apertura dell’incontro, della figura di Ipazia, matematica, fisica, ma prima di tutto astronoma, seguace della filosofia neoplatonica, che visse in un’epoca, tra il IV e il V secolo D.c., di donne molto attive nel mondo pubblico. Come ricordato dalla Beretta “due furono le grandi innovazioni introdotte da Ipazia. Da una parte fu la prima a scendere nelle piazze, ad entrare senza vergogna nello spazio riservato agli uomini e lo fece appropriandosi del simbolo della vergine Dike, cioè ‘giusta’, intesa nel senso di donna inviolabile capace di suscitare un rispetto reverenziale nei suoi colleghi maschi. Fu inoltre la prima ad occuparsi di ricerca scientifica senza usare la dialettica come fondamento, ma avvalendosi di prove ed esperimenti”.
Da Ipazia alle donne d’oggi: cosa è cambiato? E’ toccato a Margherita Hack ripercorrere le tappe della donna nel suo approccio agli studi scientifici. Come ha ricordato“Ipazia è un fenomeno unico nella storia del passato. Una volta le donne potevano accedere alla scienza solo nei monasteri. Nel ‘600 e ‘700 la cultura scientifica era appannaggio degli uomini e le donne vi si potevano accostare solo se padri e fratelli se ne occupavano, come dimostra il caso di Ipazia che fu iniziata all’astronomia dal padre Teone. Le donne sono partite in ritardo nella ricerca scientifica – ha proseguito la Hack – anche perché nelle culture umanistiche è più facile essere autodidatte. Questo ha creato la falsa idea che le donne siano più portate alle facoltà umanistiche”. Oggi qualcosa è cambiato? Pare di sì. “Nel campo delle scienze biologiche oggi le donne sono più degli uomini; nella medicina le donne stanno facendo strada, ma non sono ancora molte”. Margherita Hack ha in ultimo ricordato l’importanza della competitività nell’educazione delle bambine, aspetto che spesso manca a causa di alcune idee stereotipate e ormai superabili.”Spesso le donne ricevono un’educazione fin da bambine che le rende poco competitive. Lo sport in questo senso è molto utile. E’ importante voler vincere sportivamente e voler veder riconosciuti i proprio meriti. Parlo da ex atleta”.