Dopo il benvenuto in musica dell’accoppiata violino e arpa, grazie a Marco Fasoli e Lorenza Pollini, e i saluti istituzionali è partita la tavola rotonda ‘La creazione di impresa e la transazione generazionale’ coordinata da Laura Zanoni, giornalista de L’Arena, con la partecipazione di Giuseppe Favretto, delegato del Rettore dper le attività formative, Serena Cubico, ricercatrice in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni. Presenti Marco Brunelli dello sportello "Nuova Impresa" della Camera di Commercio di Verona, Gaetano Fraccarolli, dirigente Unicredit Private Banking, Alberto Tosi, presidente Confapi Veneto e Giuseppe Battocchio presidente dell’Esu. Al termine è stato presentato il volume "Generazioni" che raccoglie le storie di undici imprenditori veneti sulle esperienze nel passaggio generazionale.
La prima parte. Sono stati i saluti istituzionali ad aprire il convegno. Per primo ha parlato Giuseppe Battocchio presidente dell’Esu Ardsu che ha portato gli esempi del lavoro dell’ufficio “Gli studenti sono coloro che portano fuori dalle aule l’immagine dell’università e della città di Verona” ed ha aggiunto " sarebbe necessario un tavolo di concertazione tra le istituzioni chiamate ad intervenire per fornire sempre più servizi di aiuto e sostegno agli studenti”. “Solo se ci sono relazioni amichevoli si superano certe empasse, per arrivare a fare progetti e lavorare assieme. Solo con le relazioni amichevoli si ottengono i risultati migliori” ha detto Tosi della Confapi, prima di lasciare la parola a Favretto che ha ringraziato i presenti, soprattutto giovani e studenti e a chi aveva organizzato la regia dell’incontro.
Il perché dell’iniziativa. L’argomento già introdotto in parte con i saluti è stato il tema anche della tavola rotonda. Perché parlare di giovani e imprenditoria e quali possono essere le difficoltà che i giovani potrebbero incontrare in questo mondo dell’imprenditoria? Che fine ha fatto il patrimonio fondante della cultura venete di costruire piccole medie imprese? Quali sono gli strumenti per favorire l’imprenditoria giovanile? A queste e ad altre domande hanno dato le loro risposte i relatori presenti. Sembra quasi morta l’effervescenza tra i giovani di fare impresa, taluni si vergognano ancora ad ammettere di avere parentela nel mondo dell’imprenditoria, quasi fosse un ‘mestiere’ poco lodevole. E in un periodo di forte crisi, che perdura da diciotto mesi, pochi sono quelli che vedono nel loro futuro una partita Iva. “E’ ora di passare dal problem setting al problem solving” ha affermato Battocchio. “Il mercato del lavoro è diverso, sia dal punto di vista di avvicinamento, sia di successivo sviluppo, è cambiato – ha espresso bene la ricercatrice Cubico – e i giovani devono immaginare la loro professione futura sulla strada del lavoro imprenditoriale, ancora di più per le cosiddette laure deboli, cioè quelle lauree che prevedono un più difficile collocamento nel mondo del lavoro a tempo indeterminato. In particolare le giovani, perché i dati ci dimostrano che questi corsi di laurea sono frequentati più da femmine che maschi, ma tutti i giovani che si immettono in questi cicli di studi devono immaginarsi un futuro diverso, quale può essere , e noi lo proponiamo, il mondo dell’impresa”.
I dati della ricerca. Il campione si compone di 560 studenti, di età media parti a 22,36 anni. L’88,8% degli studenti non si dichiara ‘imprenditore’ a fronte del solo 2,9% che risponde affermativamente. Pur nel ristretto numero c’è un 3,5% che si presenta come possibile imprenditore perché ha a disposizione una rete imprenditoriale. Le persone che compongono la rete sociale di imprenditori sono il padre, nonni o zii oppure amici, raramente è una madre, un fratello o il coniuge.