Michel Vovelle, illustre storico della rivoluzione francese, è stato ospite dell’università di Verona per una lezione dal titolo: “I simboli muoiono anch’essi?”. A dialogare con lui Gian Paolo Romagnani direttore del dipartimento di Arte, archeologia, storia e società dell'Ateneo.
Michel Vovelle. Professore emerito all’università Sorbona di Parigi, Michel Vovelle vanta una carriera lunghissima culminata nel 1989 con la presidenza del Comitato nazionale francese per le celebrazioni del bicentenario della rivoluzione. Vovelle, infatti, è ritenuto il massimo esperto contemporaneo di storia della rivoluzione francese nonché uno dei maggiori storici europei viventi. Studioso di formazione marxista, ha dedicato ricerche classiche alla storia delle mentalità del Settecento, alla storia della morte, al tema della scristianizzazione della società pre-rivoluzionaria. Nell’aula T1 del Polo Zanotto ha tenuto una lezione a cavallo fra storia, sociologia e storia dell’arte, affrontando il tema dei simboli e della loro evoluzione nel tempo.
I simboli. “I simboli muoiono anch’essi ?”, si è chiesto Vovelle. E la risposta sembra essere negativa. Anzi, non c’è niente di più vivo dei simboli della rivoluzione nella Francia contemporanea. "Essi, però, subiscono una profonda rielaborazione quando vengono ripresi in tempi successivi a quello in cui sono nati – ha spiegato lo storico -. Si pensi alla Marianna, simbolo francese per eccellenza dal celeberrimo quadro di Delacroix fino ai giorni nostri, che viene riproposta in versioni di volta in volta differenti e attualizzate. Oggi la donna che incarna la Marianna è Letitia Casta ma prima di lei sex symbol quali Catherine Deneuve e Brigitte Bardot". La Marianna è più viva che mai, nei giornali, nelle monete, nelle vignette satiriche sempre più presenti nei giornali. “E quale altro simbolo – si è chiesto lo storico – se non la Marsigliese è perfetto per rappresentare l’immagine della Francia nel mondo?” La Marsigliese, pur non essendo un simbolo iconografico, è un elemento di fortissima unione per il popolo francese e, anch’esso, è stato più volte ripreso nel corso della storia. Da Bonaparte al generale De Gaulle fino alle parate repubblicane odierne e ai campi di calcio, la Marsigliese risuona per le strade e coinvolge tutti i “figli della rivoluzione”.
E dopo la rivoluzione? Se i simboli più forti della Francia sono nati con la rivoluzione, altri sono comparsi in seguito ma, almeno nell’immaginario popolare, sono radicati. Si fa qui riferimento alla Tour Eiffel, che compare ovunque nel mondo come simbolo della capitale. La suggestione simbolica, dunque, resta forte e presente ovunque e in ogni tempo. “Infine ci si potrebbe chiedere – ha suggerito Romagnani con una velata provocazione – se anche nel nostro Paesi si possa fare un discorso analogo per quanto riguarda i simboli patriottici”.