“Da Veronese a Farinati. Storia, conservazione e diagnostica al Museo di Castelvecchio”. È il titolo del primo volume – pubblicato da Zel Edizioni di Treviso – della nuova collana editoriale “Tra visibile e invisibile – Quaderni del Laniac dell’Università di Verona” diretta dai docenti della facoltà di Lettere e filosofia Loredana Olivato, Enrico Maria Dal Pozzolo e Monica Molteni. In occasione della presentazione sono intervenuti Guido Avezzù, preside della facoltà di Lettere e filosofia, Loredana Olivato, docente di Storia dell’arte moderna, Paola Marini, direttrice del museo di Castelvecchio, Fabrizio Magani, soprintendente ai beni artistici e storici di Verona, Rovigo e Vicenza e Bernard Aikema, ordinario di Storia dell’arte moderna dell’ateneo scaligero.
Un’esperienza ricca di collaborazioni. Il volume “Da Veronese a Farinati. Storia, conservazione e diagnostica al Museo di Castelvecchio”, curato da Paola Marini e Loredana Olivato, è il risultato di numerose collaborazioni: il Laniac, laboratorio di analisi diagnostiche non invasive per le opere d’arte antica, moderna e contemporanea dell’ateneo scaligero, ha messo a disposizione le strumentazioni. Nel processo di stesura e costruzione del testo hanno preso parte anche Monica Molteni, Gianni Peretti, Francesca Rossi, Alessandra Zamperini. Il coordinamento scientifico del fisico Gianluca Poldi e un apporto è stato inoltre offerto dagli studenti del master universitario di primo livello “Dentro l’immagine. Nuove metodologie e tecniche scientifiche di diagnostica non invasiva per la conservazione dei dipinti antichi e contemporanei”.
La presentazione
Guido Avezzù. Ad aprire l’incontro il preside Guido Avezzù che ha ricordato l’importante contributo del Laniac coinvolto anche in altri progetti. “Il laboratorio d’ateneo ha prestato la propria attività anche per altri progetti – afferma Avezzù – abbiamo ad esempio avuto modo di apprezzarne l’intervento, tramite analisi e rilievi sulle opere, nella mostra su Giorgione di Castefranco Veneto. Da filologo classico sono sempre molto affascinato dalla filologia applicata ai contesti figurativi e quindi non posso che felicitarmi di tutte le attività nelle quali è coinvolto il Laniac”.
Loredana Olivato. "Un libro che è frutto di un’attività che da tempo noi cerchiamo di portare avanti sia col laboratorio che coi master. E’ giusto ricordare che l’iniziativa fu del professor Dal Pozzolo che per primo si fece finanziare dal Fondo sociale europeo due progetti dedicati agli studenti. I progetti sono stati condotti, assieme a Gianluca Poldi e lo storico dell’arte Giovanni Villa, sulla base dell’applicazione di tecnologie scientifiche a una materia come la storia dell’arte. Una strada nuova che io ho abbracciato con grande entusiasmo – ha proseguito la docente – perché credo che il futuro delle nostre facoltà e la possibilità per gli studenti di professionalizzarsi nel campo del lavoro risiedano proprio nel coniugare discipline umanistiche e scientifiche. Siamo stati favoriti in questo progetto dalla disponibilità della soprintendenza e dalla direzione del museo di Castelvecchio che ci ha messo a disposizione opere su cui studenti del master e docenti hanno potuto studiare e lavorare”.
Paola Marini è partita da un quesito: quanto il restauro ha a che fare con l’attività di un museo? “Con la legge regionale sui musei, la 50 del 1984, il restauro è diventato buona pratica di un istituto come il nostro. Dagli anni ’80 – ha spiegato la direttrice – abbiamo restaurato materiali di tutti i tipi, dal cuoio alle monete, dalle lastre fotografiche alle sculture. Siamo arrivati a investire cento mila euro ogni anno per l’attività di restauro”. Paola Marini ha inoltre voluto ricordare un importante progetto al quale il museo sta lavorando assieme al laboratorio, cioè “la preparazione di una mostra su Paolo Veronese prevista per il 2013”.
Fabrizio Magani secondo cui “libri come questo rappresentano, al di là di una lettura tecnica, uno spunto per riflettere sulla politica dei beni culturali di una città e in un territorio, che è poi il mio compito. Credo quindi che si debba procedere su questa strada soprattutto in un momento proficuo come quello attuale in cui una strada è stata tracciata, quella cioè della didattica del restauro”. Il soprintendente ha inoltre espresso la volontà di una collaborazione futura con l’università per un progetto analogo.
Bernard Aikema che ha parlato di “un’esperienza dal valore formativo che indaga in profondità 15 opere di pittura e tre opere grafiche, testimonianze di un periodo di grande fioritura veronese alla metà del ‘500. Il libro – ha proseguito Aikema- è il risultato di un’esperienza straordinaria. Io sono olandese e ho viaggiato molto ma non è comune trovare un progetto di così ampio respiro che ha coinvolto storici dell’arte, funzionari museali, restauratori, fisici, specialisti dell’indagine fisica delle opere. Trovarli tutti insieme è un grande merito della Olivato e di Dal Pozzolo. Nel mondo accademico conosco pochi esempi di collaborazione tra musei e università così ben riuscito”.