Nella comunità odierna si può ancora parlare di famiglia? Come si è evoluto il concetto nel tempo? E perché la famiglia non può essere l’unico ambito di crescita del bambino? Ne abbiamo parlato con Daniela Calzoni, dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, psicoterapeuta e antropologa intervenuta alla serie di incontri promossi dall'Unicef.
Dottoressa Calzoni, esiste ancora il senso di famiglia nella nostra comunità?
La famiglia è un concetto in trasformazione e quindi vale la pena parlare di famiglie. E’ il primo luogo di crescita del bambino, ma è un problema quando risulta l’unico, quando non c’è una comunità alle spalle all’interno della quale si possa inserire la famiglia. Ci sono sempre più famiglie sole. C’è un bellissimo proverbio africano secondo cui “serve una foresta intera per far crescere un bambino” ed è una bella metafora per comprendere che la famiglia non può pensare di essere l’unico ambiente di crescita, ma deve stare all’interno di una rete sociale.
Pensa che la comunità debba supportare la famiglia?
Parlare di supporto significa già patologizzare la famiglia. D’altra parte il rischio di chiusura è il rischio di una patologizzazione della famiglia che invece va vista all’interno di una rete comunitaria più ampia.
In che modo la comunità potrebbe aiutare le famiglie?
Io penso che una cosa molto utile e interessante sarebbe quella di partecipare attivamente alla vita pubblica, anche portare i bambini nel parco e lasciarli giocare, farli crescere con altri bambini, parlare con i vicini.
Com’è cambiata la famiglia nel tempo?
Sono in forte aumento le famiglie monoparentali, quindi con la presenza di un solo genitore. Di suo questo tipo di famiglia non è pregiudizievole per lo sviluppo del bambino. Certo è che in queste famiglie è maggiore il rischio di chiusura o di legami troppo narcisistici dove il figlio diventa il sostituto del genitore mancante.
E delle famiglie “miste” cosa ci può dire?
Proprio in questo periodo sto facendo una ricerca con una collega sulle coppie miste. In termini statistici in Italia la prima coppia mista è quella formata da donna italiana e uomo nordafricano, del Maghreb. Ci sono alcune coppie che funzionano molto bene, ce ne sono altre in cui alcuni passaggi evolutivi rischiano di mettere in crisi la coppia, ad esempio quale religione scegliere. La cultura è qualcosa che deve essere vissuta da entrambi i coniugi come sempre in trasformazione, quale in effetti è.