Francesco Ronzon, docente di Antropologia culturale all’accademia di Belle Arti “Cignaroli” di Verona, ha svolto ricerche sul campo in Haiti, New York e Italia. Ha preso parte al convegno “Antropologia e diritti umani” con un intervento dal titolo “I diritti umani come pratica situata. Violenza politica, movimenti femministi e reti transnazionali in Haiti”.
La pratica situata dei diritti umani: i movimenti femministi. “I diritti umani sono usati dagli attori sociali nel corso dell’azione concreta e quindi il gioco diventa come gli attori sociali usano i diritti e come questo uso può essere analizzato”. Con queste parole Francesco Ronzon ha inquadrato il tipo di intervento che ha poi realizzato. “Analizziamo il caso dei movimenti per i diritti delle donne e dei movimenti femministi in Haiti. La situazione iniziale era critica per le donne, ma in un contesto molto difficile per tutti”. Il docente è partito col domandarsi quale sia stata l’origine di questi movimenti. “Già durante la rivolta degli schiavi, a cavallo fra ‘700 e ‘800, che si affrancarono dal dominio coloniale, nel 1794 le donne hanno incrociato le braccia per ottenere migliori condizioni in termini di salario. Ma l’anno di svolta è stato il 1934 quando le donne della fascia medio-alta borghese hanno dato vita ad un’associazione basata sulla figura delle suffragette. Questa lega – ha spiegato Ronzon – è importante da una parte perché ha rappresentato uno dei tanti attori che combattevano contro l’occupante straniero, dall’altro ha condotto una fondamentale opera di sensibilizzazione su questioni come la concessione del diritto di voto alle donne, che è stato ottenuto nel 1950. Il reale punto di decollo per la situazione delle donne – ha chiarito il docente – è avvenuto sotto la dittatura di Papa Doc, nella seconda metà degli anni ’50, quando venne promosso un ‘femminismo di stato’, inteso come potenziale supporto alla dittatura. Con la diffusione in Haiti del concetto di ‘patriotic woman’, le donne pagarono le conquiste ottenuto vedendosi trasformate in bersagli politici, al pari degli uomini”.
La diaspora haitiana. “Sotto la dittatura del terrore di Papa Doc fu considerevole l’aspetto della diaspora degli haitiani all’estero, soprattutto in Quebec e a New York, dove nacquero numerose associazioni impegnate politicamente a combattere la dittatura. In questa fuga vi era anche un’ampia parte di quelle donne che avevano iniziato a operare in movimenti legati ai loro diritti”. Il docente ha proseguito spiegando quali sono stati i momenti fondamentali di snodo per i diritti femminili in Haiti. “Se la dittatura di Papa Doc era stato il momento in cui erano nati i diritti della donna in Haiti, il secondo rilancio di questi diritti avvenne all’interno della diaspora all’estero. Il punto di svolta fu nel 1980 quando il presidente americano Carter minacciò di sospendere gli aiuti internazionali ad Haiti se la situazione dei diritti umani non fosse migliorata. A questo punto – una volta allentate le maglie della dittatura – molte delle associazioni nate all’estero fecero rientro in Haiti, dove operarono contro la dittatura come un soggetto collettivo per il mutamento sociale. Questo caso – ha concluso Ronzon – ci aiuta a riflettere sul tema dei diritti umani come pratica situata in quanto non si tratta di un’implementazione diretta e scontata dalla Carta dei diritti che li ha approvati. E’ una situazione specifica in cui gli attori sociali fanno riferimento e organizzano le loro attività in relazione a una serie di diritti. E’ una pratica che è situata all’interno di un contesto specifico, è la modalità con la quale i diritti – nel nostro caso femminili – sono promossi”.