L'estate è alle porte, e con l'arrivo della nuova stagione si apre anche quella dei premi letterari. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Reggiani, docente di giornalismo all'ateneo.
Cosa ne pensa dei premi letterari? Cosa rappresentano in termini di soddisfazione ed efficacia commerciale per l'autore?
Molto sinceramente: i premi letterari portano più vendite. Ogni titolo che può fregiarsi, sulla copertina, della vittoria di un premio letterario sicuramente significa migliaia di copie in più. Questa è la verità, è inutile nasconderselo, i premi si traducono in questo. Poi, naturalmente, ci sono premi e premi. Quelli principali, quelli che influiscono di più sulle vendite reali del libro, sono il Premio Strega e il Premio Campiello, poi troviamo il Premio Viareggio e come scordarsi del Premio Bancarella che si svolge ogni anno a Pontremoli. Questi sono i più importanti, ma si calcola che in Italia si svolgano quasi un migliaio di premi letterari ogni anno, quindi, districarsi in questa giungla e sopratutto dare a questi premi il giusto valore che meritano, risulta difficile e complicato.
E' il mercato che influenza il premio o viceversa? Il Premio Campiello per esempio, riconosciuto come uno dei più importanti, come si comporta?
Il Campiello è un premio particolare, direi unico. E' fatto da una Giuria tecnica vera e propria, di undici persone, che decide autonomamente, ma la caratteristica unica del Campiello è che, oltre a questa giuria, i libri in concorso vengono sottoposti al gusto di trecento lettore. Quindi, mentre i giurati potrebbero subire qualche influenza o pressione, fatto questo peraltro sempre smentito dalla giuria stessa, i trecento lettori rimangono invece anonimi fino alla consegna del premio, quindi ininfluenzabili. La garanzia del Campiello quindi è proprio questo. In questo caso è il premio che rende famoso il libro, alle volte invece capita addirittura il contrario: un libro già famoso trasmette visibilità ad un premio magari minore.
Gli appuntamenti da tenere d'occhio quest'estate?
La stagione si apre appunto adesso, con il Premio Campiello, e si chiude con il Premio Estense all'inizio dell'autunno. Di seguito, poi, ci saranno lo Strega e il Bancarella.
Com'è lo stato di salute dell'editoria italiana alla luce anche dell'ultimo salone del libro di Torino?
Non è moribondo, non sta molto bene, ma non è sull'orlo del collasso. Le statistiche secondo le quali il 60% degli italiani leggerebbe solamente un libro all'anno, a mio parere, andrebbero riviste e ritarate. Oggi la grande sfida è rappresentata dall'ibook, il libro elettronico. Con i nuovi dispositivi che stanno ora entrando in commercio probabilmente l'edizione del prossimo anno del salone del libro di Torino sarà molto più focalizzato su questa nuova tecnologia che, a mio parere, non rimpiazzerà mai il libro cartaceo completamente, ma servirà a aumentare il volume d'affare dell'industria editoriale mondiale.