Mafia, 'ndrangheta e flussi di denaro riciclato. Di "economie" della mafia si è discusso nel convegno 'Criminalità organizzata. Economia e finanza. Quale via d'uscita?' organizzato dall'Università di Verona, fondazione Giorgio Zanotto, collegio universitario Don Nicola Mazza, con la collaborazione della Banca popolare di Verona. Sono intervenuti Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Mario Giulio Schinaia, procuratore della Repubblica di Verona e Giovanni Castaldi, direttore dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. L'evento è stato coordinato da Nicola Sartor, ordinario di Scienza delle finanze dell'ateneo scaligero.
Perchè un convegno. 'Non esistono isole protette. Non ci sono spazi immuni dalla mafia'. Con queste parole il rettore Alessandro Mazzucco ha sottolineato il carattere di universalità della piaga della criminalità organizzata. Nicola Sartor ha invitato il pubblico in sala a focalizzare l'attenzione non solo sulla 'prima fase' del crimine, il crimine stesso, i morti per strada, ma anche sulla 'seconda fase', cioè l'utilizzo delle mafie dei proventi dell'attività criminale.
Una 'ndrangheta evoluta. Una 'ndrangheta evoluta, che nulla ha più a che vedere con i cliché della coppoletta in testa e la lupara a cui ci hanno abituato i film. E' una 'ndrangheta, quella che si è sviluppata a partire dagli anni Settanta, che oggi può sedere attorno al tavolo dei bottoni. “La forza delle mafie – ha spiegato Gratteri – la si misura sul territorio, andando a capire se i cittadini sono messi nelle condizioni di compiere scelte economiche libere in un libero mercato. Ci sono interi comuni nelle mani delle mafie e dove c'è mafia c'è povertà. La gente ha paura, nasconde le proprie ricchezze, non investe. Oggi la 'ndrangheta – ha proseguito il procuratore di Reggio Calabria – è leader nell'importazione di cocaina in Europa, la più redditizia tra le attività illecite al mondo'. Dove finiscono i soldi delle attività illecite della 'ndrangheta? Dove 'investe' la mafia? “Indagare attorno al reato di riciclaggio – ha chiarito Gratteri – è un'operazione molto difficile poiché avviene in paesi dove non ci sono reati visibili, dove non vediamo morti per strada. Di certo non in Calabria. Per investire la 'ndrangheta si sposta al Nord, dove c'è ricchezza ed è più facile mimetizzarsi”.
Il ruolo della Uif. E' l'unità di informazione finanziaria che, pur formata da funzionari e dirigenti della Banca d'Italia, lavora in condizioni di autonomia funzionale. “E' dal 1988 – ha spiegato Giovanni Castaldi, direttore dell'unità – che si sono susseguite a livello sovranazionale una serie di convenzioni e direttive volte a promuovere la convergenza delle legislazioni nazionali sia sul piano penale – e questo ha comportato l'introduzione del reato di riciclaggio in molti ordinamenti – sia sul piano amministrativo con la conseguente introduzione di un sistema di prevenzione del fenomeno. In questo contesto si svolge il ruolo dell'unità, che consiste – ha continuato Castaldi – nel ricevere segnalazioni di operazioni sospette da intermediari finanziari, approfondirle sotto il profilo finanziario e trasferirle, dotate di una relazione di accompagnamento, agli organi investigativi che poi daranno luogo all'operazione di investigazione vera e propria. L'attività dell'unità si inquadra in quelle che vengono definite le Fiu, le Financial Intelligence Unit, presenti in 120 in quasi tutti i paesi”. La normativa antiriciclaggio si propone di contrastare la penetrazione dei proventi della criminalità nell'economia legale anche a tutela della concorrenza. “Ma la vera novità della normativa – ha spiegato Castaldi – è l'aver chiamato soggetti privati, intermediari e professionisti, a fornire un contributo fattivo nella lotta che l'attività pubblica svolge contro il crimine del riciclaggio”.
La realtà veronese. E al Nord come vanno le cose? “Fare questo mestiere qui o al Sud non è la stessa cosa. Là si rischia la vita, la salute per fare bene questo mestiere”, ha dichiarato Mario Giulio Schinaia. “Ma qui – ha proseguito Schinaia – la vera difficoltà consiste nell’individuare il denaro frutto delle azioni criminali che nel frattempo è stato ripulito. Ci troviamo a combattere contro quegli operatori che affermano che il denaro che arriva loro è pulito e che non conta la provenienza. Il vero problema ha concluso il procuratore – è quello di sgombrare il campo da tutte quelle menti pigre che amano pensare alla mafia quale faccenda del Sud”.
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