Il bookcrossing, ovvero la pratica di liberare i libri all'aria aperta affinchè possano essere ri-trovati e letti da altri lettori, sta assumendo dimensioni mondiali. Il fenomeno, sempre più frequente anche nel Italia, è qui spesso declinato nella forma dello scambio di libri in luoghi ad esso deputati, quali caffè, gallerie, mercatini dello scambio programmato e qualsiasi altro posto la fantasia suggerisca. Abbiamo discusso di questo interessante fenomeno con Giancarlo Volpato, docente di archivistica, bibliografia e biblioteconomia.
Lasciare un libro è come l'inizio di un'avventura per chi il libro l'ha acquistato, per i libri e per i loro nuovi lettori. Questo è lo spirito che anima ovunque il Bookcrossing. Cosa ne pensa?
Penso che il Bookcrossing sia un fenomeno molto interessante, anche perché ha origini ormai lontane e viene declinato oggi in molti modi diversi. In Italia, ad esempio, c’è un programma – Fahreneith – che va in onda ogni giorno alle 15 su Radio 3 Rai e permette a chiunque ne sia interessato di lasciare un libro o prenderne uno. Tutti possono intervenire per dare notizia della ricerca di un testo che non pubblicano più o che è molto difficile reperire e, se un altro ascoltatore ce l’ha, può farglielo avere tramite la trasmissione.
Qual è il luogo migliore per lo scambio di libri?
Io non amo molto leggere nei caffè. Preferisco invece luoghi come gli ospedali o le case di riposo per anziani. Lì, infatti, lascio tantissimi libri. Qui l’esperienza della lettura si fa molto più forte se si sceglie di mettersi al servizio dei malati e di passare del tempo insieme a loro leggendogli un libro che da soli non potrebbero fruire. Lo stesso vale per le case di cura e tutti i posti in cui si possono portare dei testi che rimangono a disposizione di chi visita quei luoghi. Certo, anche le istituzioni in questo caso dovrebbero intervenire, magari portandovi dei volontari disposti a leggere per conto di chi non può farlo ma che dall’ascolto delle storie trarrebbe grande giovamento.
In che modo lo scambio di libri può, a suo avviso, arricchire una comunità?
Dipende dalla comunità di cui stiamo parlando. I libri possono di certo arricchire la chi li legge, di qualsiasi libro si parli e di qualsiasi comunità. Non è importante che siano testi di alta letteratura. Mia mamma, ad esempio, amava leggere Pinocchio.
Esiste un sito http://www.bookcrossing.com/ , inaugurato nel 2001 dai promotori dell’iniziativa, che coordina, in tutto il mondo, il Bookcrossing e conta ogni giorno un numero maggiore di utenti. Lei crede che la rete possa aiutare la letteratura su un supporto cartaceo come il libro oppure col tempo ne decreterà la scomparsa?
Io credo che, a prescindere da internet, i libri non scompariranno. L’online può, forse, mettere in crisi i giornali o la prosa breve ma non un libro. Il libro su carta continuerà, a mio avviso, a vivere e avrà ancora il successo che merita. Anche perché, avete mai provato a leggere un libro sullo schermo di un computer?
Che tipo di libro lascerebbe ad un lettore ignoto e perché?
Il piccolo principe. E’ un libro che amo e, con mia moglie, ne leggiamo spesso insieme dei passaggi. E’ un testo che contiene delle metafore straordinarie. Metafore sulla vita e sull’amore che tutti dovrebbero poter leggere nella vita.
E che libro vorrebbe poter trovare?
Qualsiasi libro eccetto i gialli e gli horror. Con tutta la simpatia che nutro per Agatha Christie, le sue storie non fanno per me.