"Giù il cappello signori, un genio". Queste le parole usate dal maestro Robert Schumann per descrivere la grandiosità e l'unicità di un musicista, compositore, pianista. Forse semplicemente un artista che con la sua musica ha emozionato e catturato uomini e donne di ogni età, paese e classe sociale. Parliamo del mito di Fryderyk Franciszek Chopin, al quale l'Accademia di agricoltura scienze e lettere di Verona ha voluto dedicare, nel bicentenario della sua nascita, un momento di grande valore artistico-musicale in cui si sono potuti confrontare i pensieri e le idee di alcuni tra i più importanti esperti e critici musicali italiani.
Gli interventi. Hanno voluto omaggiare l'anniversario della nascita del grande artista Giuseppe Ferrari, mediatore dell'incontro, Oreste Ghidini, primario di Medicina interna a Verona nonché esperto di musica, con una particolare passione per il violoncello. Insieme a loro anche il critico musicale Giovanni Villani e il pluripremiato musicista Federico Gianello: concertista, docente e pianista di fama internazionale. Ad accompagnare gli interventi alcuni tra i più famosi ed acclamati pezzi del repertorio chopiniano eseguiti dal maestro Maurizio Pollini e dalla pianista argentina Martha Argerich.
La fragilità dell'uomo e la genialità dell'artista. "Chopin usò la sua arte per riflettere sulla tragedia della sua vita", ha detto un tempo Franz Liszt, noto musicista moderno e intimo amico di Chopin, per descrivere il grande paradosso che per tutta la vita accompagnò la figura dell'artista, indiscusso genio dal punto vista musicale ma uomo fragile nella psiche e nel corpo. Di questo aspetto hanno parlato a lungo Oreste Ghidini e Giovanni Villani, i quali si sono concentrati rispettivamente sulla figura dell'uomo e su quella dell'artista. Ghidini ha dedicato il suo intervento alla vita di Chopin, partendo dalla storia della sua infanzia e delle sue precoci doti musicali, passando per la sua vita sentimentale, fino a trattare in modo dettagliato, grazie anche alle sue conoscenze mediche, la parte relativa alla malattia, che all'età di 39 anni lo condusse alla morte. Diverse descrizioni e ritratti lo presentano come un uomo fragile, alto e magro. Si dice pesasse meno di 50 kg e fosse alto più di 170 centimetri, con gravi disfunzioni alimentari e problemi respiratori che lo hanno accompagnato per tutta la sua breve vita. A questa figura si contrappone quella del genio musicale descritta da Giovanni Villani, facendo particolare riferimento al lato oscuro e misterioso della musica chopiniana che meglio rispecchia la tragedia della sua vita.
'Aveva delle mani di velluto'. L'incontro si è concluso con l'intervento di un grande esperto di musica, Federico Gianello, che ha voluto elogiare Chopin senza tante parole ma lasciando che fosse lui stesso con la sua musica a descriversi e a celebrarsi perchè "è attraverso la propria arte che un musicista riesce veramente a parlare di sé", ha ricordato il maestro. "E se è vero – ha sostenuto Gianello – che dietro un grande musicista c'è sempre un grande uomo". E' allora senza dubbio possibile affermare che Chopin nascondesse dietro la sua debolezza e la sua fragilità la grandezza e l'unicità dell'uomo, prima ancora che dell'artista.