Non esiste pensiero o emozione che non nasca da un'attività cerebrale. Un'introduzione autorevole quella di Giovanni Berlucchi, ordinario di fisiologia dell'università, per l'ultimo libro di Valentina Moro, aggregato di Psicobiologia e psicologia fisiologica, "La plasticità cerebrale: alle radici del cambiamento" scritto con Barbara Filippi, psichiatra e pedagoga. Il libro è stato presentato alla biblioteca Frinzi nell'ambito della rassegna "Io scrivo, tu mi leggi". Nella stessa giornata è stato presentato anche "Umano, troppo umano" un libro di Alessando Lutri, Alberto Acerbi e Sabrina Tonutti. Ha moderato l'incontro Leonardo Piasere, ordinario di Discipline demoetnoantropologiche.
L'apprendimento. Il libro "La plasticità cerebrale: alle radici del cambiamento" nasce con l'intento di rivolgersi agli educatori. "Qualsiasi cosa impariamo, viene appresa a scapito di qualcos'altro – ha spiegato Valentina Moro – Ogni oggetto culturale può essere appreso dal sistema nervoso purché riesca a trovare una nicchia neurologica pronta ad ospitare questa nuova conoscenza". Trattando il tema della dislessia, la Moro ha detto che in realtà noi non siamo nati per leggere le lettere, ma le orme degli animali, caratteri stabili con specifiche caratteristiche. "Il nostro cervello è predisposto per la lettura – ha specificato – ma questi nuovi caratteri, le lettere, ci hanno fatto perdere la capacità di leggere altri simboli".
La plasticità cerebrale. La plasticità cerebrale, ovvero la capacità dell' dell'encefalo di modificarsi rispetto agli stimoli esterni, come ha spiegato Giovanni Berlucchi, assieme alla rieducazione delle parti lese del sistema nervoso, rappresenta un grande problema per la medicina. "Gli studi sulla plasticità e sulla riabilitazione, come gran parte delle scoperte mediche, sono nati da osservazioni casuali – ha detto Berlucchi – noi sappiamo oggi che i neuroni non vengono rigenerati in seguito a una lesione. Questi però possono essere ricostituiti nel circuito tramite la connessione con altre cellule sane formando nuovi contatti sinaptici nelle zone lese." Berlucchi ha sottolineato che questa migrazione di cellule sane verso parti lese non avviene in modo naturale ma potrebbe essere ottenuta impiantando dei neuroni "ingenierizzati" contenenti le informazioni utili.
Umano, troppo umano. Cosa differenzia gli esseri umani dalle altre specie? Secondo Alessandro Lutri, docente dell'università di Catania, è la cooperazione. "Il carattere cooperativo presente nell'uomo fin dalla gestazione, è un fatto innato che nega tesi filosofiche e politologiche che sostengono che la natura umana sia una natura selvaggia", ha spiegato Lutri. Il forte carattere cooperativo che distigue l'uomo non è un fatto culturale ma fa parte della natura umana. "La cultura e la scienza sono umane e passano attraverso il cervello" ha concluso l'incontro Berlucchi.