Coinvolgere i diversamente abili in attività motorie. Con questo obiettivo da quattro anni un gruppo di persone con disabilità intellettivo relazionale del Centro educativo diurno di Cerro, della Piccola Fraterinità della Lessinia frequenta il corso di attività motorie e sportive promosso dalla facoltà di Borgo Venezia.
Il progetto è seguito dal gruppo di lavoro del centro diretto da Donatella Donati, composto da laureati specialisti e triennali e studenti in formazione. “Quest’esperienza è entusiasmante per tutti – spiega la dottoranda Valeria Marconi che coordina il nutrito gruppo di lavoro. “In questi anni abbiamo visto dei progressi talvolta persino insperati, e ci appare sempre più evidente che, la forte motivazione che hanno d’imparare e di mettersi alla prova molto dipende dalla motivazione che hanno a venire in questa struttura non connotata da disabilità”.
“Esperienza importante, anche dal punto di vista formativo” dichiara la responsabile Donatella Donati, “insegnare alle persone con disabilità intellettiva vuol dire aver voglia di reinventarsi ogni volta la didattica di un gesto tecnico o di un qualsiasi movimento: quando il codice comunicativo primario non è quello verbale, quando l’apprendere per imitazione non è così naturale ed è difficile anche lavorare sulla correzione dell’errore, insegnare diventa una sfida con se stessi, con la propria preparazione. I nostri studenti imparano che, se la persona non apprende, la prima cosa da fare è valutare l’adeguatezza del percorso didattico svolto, e non imputare l’insuccesso alla sua disabilità”.
Secondo i dati della facoltà, nel Veneto sono più di 6000 le persone con disabilità intellettivo-relazionale adulte, che frequentano i centri diurni. “La maggior parte è in sovrappeso, ha una vita assolutamente sedentaria e non ha occasioni o non è non è in grado di fruire in maniera autonoma e creativa del proprio tempo libero – afferma Donati -. Dopo la scuola dell'obbligo, il divario fra le loro possibilità d’inserimento e quelle dei coetanei diviene enorme, il tempo libero diventa inesorabilmente vuoto, e finiscono con l'essere riassorbite negli spazi protettivi familiari o istituzionali”.
Ecco che il ruolo dello sport assume valenze importantissime. “Promuovere lo sport nella popolazione con disabilità intellettivo relazionale – aggiunge Marconi – significa investire in salute e arginare la continua crescita delle spese sanitarie, in attività educative che migliorano l’autonomia, diminuiscono le spese socio-assistenziali, ma significa anche affermare il diritto di ogni individuo, al di là delle limitazioni personali, di esprimere attitudini, desideri e di essere inserito in una rete di rapporti non solo familiari”.
Di particolare interesse è la sperimentazione che la Facoltà sta attuando in collaborazione con Anffas Riviera Brenta e il Dipartimento di prevenzione dell’Asl 13: “Stiamo sperimentando un modello organizzativo di gruppo cammino simile a quello attuato con successo con gli anziani a Verona e in Trentino – racconta Donati – il cammino è un’attività economica e semplice da attuare. Vengono formati gli operatori che, sotto la supervisione e monitoraggio di un laureato specialista, diventano animatori e conduttori di gruppi cammino, e il camminare diventa una delle attività del progetto educativo del centro diurno. Stiamo registrando che ha anche un effetto dirompente nella popolazione che, notando il gruppo di persone con disabilità che cammina regolarmente, s’incuriosisce, si avvicina spontaneamente e richiede di partecipare”