Emanuele Pellegrini, ricercatore in Storia delle arti all’Università di Udine, ha delineato le principali tappe della vita di Carlo Ludovico Ragghianti (Lucca 1919, Firenze 1987) in un incontro/presentazione tenutosi in Gran Guardia per il ciclo di incontri "Conferenze di Castelvecchio". Ha introdotto Paola Marini, direttrice dei Musei Civici di Verona.
Vita di Carlo Ludovico Ragghianti. Laureatosi alla Scuola Normale di Pisa, dove insegnò fino al 1972, Ragghianti negli anni della Seconda Guerra Mondiale partecipò attivamente alla Resistenza e alla lotta contro il Fascismo. Fu tra i fondatori del partito d’Azione, presidente del CLN toscano e capo del Governo provvisorio che liberò Firenze nel 1944. Durante il governo Parri, venne eletto sottosegretario al Ministero delle Arti e Spettacolo e, successivamente, si occupò di problemi istituzionali quali la riforma universitaria, la formazione dei docenti e la tutela del patrimonio artistico. Impegnatosi per l’introduzione dell’insegnamento della storia e critica del cinema nelle università italiane, fondò nel 1950 l’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Pisa, oggi noto come Dipartimento di Storia delle Arti. Fra le numerose iniziative promosse durante la sua vita nel 1980 istituì a Lucca il Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, divenuto Fondazione nel 1984, anche per volontà delle Istituzioni e degli Enti privati e pubblici che vi aderirono.
Una figura poco conosciuta. L'incontro, promosso dal Comune di Verona, Direzione Musei d’Arte e Monumenti, in collaborazione con l’università, l’associazione Amici di Castelvecchio e dei Civici Musei d’Arte di Verona e con il contributo della Regione Veneto, ha focalizzato l’interesse sui numerosi lavori scientifici dedicati a tutte le manifestazioni del linguaggio visivo promossi da Ragghianti e che restano, ancora e soprattutto oggi, di rilevante attualità e di fondamentale interesse per studenti e studiosi. "Carlo Ludovico Ragghianti non è una figura conosciuta – spiega Emanuele Pellegrini – ciò è dovuto – prosegue – ad una serie complessa di fattori non ancora chiariti e che uno studioso dell’arte come Federico Zeri definiva come “un genio emarginato”. L’opera di Ragghianti non ha destato notevole successo in vita solo dopo la sua scomparsa, soprattutto grazie alla commemorazione del centenario, gli studi sulla sua figura sono notevolmente cresciuti e hanno portato alla scoperta di numerosi dati d'un ampio spessore culturale. Scriveva a riguardo un suo stretto collaboratore, Pier Carlo Santini: “ Chi vorrà un giorno ricostruire la sua importante figura, cosi complessa e poliedrica nella vastità di temi che l’arricchiscono e l’animano, dovrà prima di tutto prendere atto del cosi articolato e diramato manifestarsi di aspirazioni che hanno un nucleo genetico comune e che appaiono strettamente connesse e ordinate da una sintesi intellettuale di grande limpidezza e potere”.