“Negli occhi dell’altro. La dialettica del confronto, la sfida delle differenze “. E' questo il titolo dell’incontro cui hanno partecipato Agostino Portera, direttore del Centro studi interculturali dell’università di Verona e Roberto Perin, docente dell’università di Toronto. Hanno introdotto l'appuntamento ’assessore alla cultura del Comune di Verona Erminia Perbellini e Luigina Mortari, preside vicario della facoltà di Scienze della formazione.
Dopo un breve exursus sulla sua vita da “nomade” che ha contribuito alla propria formazione professionale, Portera ha posto una riflessione sui flussi migratori avvenuti nel secondo dopoguerra dall’Italia verso la Germania. “Gli italiani in territorio tedesco – ha spiegato il docente – venivano indicati come ospiti-operai ”. La politica tedesca non è mai stata una politica dell’accoglienza. Gli italiani immigrati in Germania sono quelli che meno apprendono e parlano il tedesco. Ciò avviene a causa del pendolarismo: il non trovarsi a casa propria li faceva sentire degli stranieri e, la maggior parte delle volte, a causa dei pochissimi e scarsi legami che si istauravano con la gente locale, anche stranieri a sé stessi. Per Portera la vera innovazione per sconfiggere queste diversità che ogni giorno incontriamo anche nella nostra quotidianità è il riconoscere che “l’altro” è un essere umano come noi, che come noi gode degli stessi diritti e il suo essere “diverso” è motivo di arricchimento per noi stessi e per la nostra cultura. Diversa era ed è tutt’ora la situazione in Canada di cui ha posto un esempio Perin. “I ragazzi immigrati che vivono oggi in Canada – ha analizzato Perin – non conoscono nulla dell’Italia. Appartengono a lontane generazioni di immigrati e alcuni tra loro neppure hanno mai visitato l’Italia”. Portera e Perin hanno concordato sull’arricchimento, da parte di un altro straniero, della nostra cultura: “Imparare a conoscere e riflettere per interagire con l’altro”