Chi, da bambino, non ha mai giocato a fare le bolle di sapone? Guai, però, a considerarle solo un gioco. Questo particolare e misterioso fenomeno, infatti, ha solleticato la fantasia di pittori, musicisti, perfino matematici e architetti, tutti intenti a studiarlo per trarne i significati più diversi. Dietro le bolle di sapone c’è un mondo affascinante che in pochi conoscono. Il matematico Michele Emmer, uno dei primi in Italia ad interessarsene, lo ha descritto in un incontro dal titolo “Bolle di sapone. Perfezione e leggerezza tra arte e matematica”.
Le bolle di sapone tra l’arte e le scienze.Le prime rappresentazioni pittoriche delle bolle di sapone risalgono alla fine del Cinquecento e sono opera di artisti olandesi. Da allora questo oggetto è stato ritratto in centinaia di quadri realizzati non solo in Olanda, ma anche in Germania, Francia e Belgio. In alcuni le bolle rappresentano il simbolo della fragilità umana; in altri prevale invece il loro aspetto ludico. La tela più famosa rimane comunque quella di Jean Siméon Chardin, intitolata proprio “Bulles de savon”, del 1734. Le bolle fanno capolino anche nella musica classica: nel 1871, Georges Bizet dedica a loro uno dei suoi dodici “Jeux d’Enfants” per pianoforte, a quattro mani. In quegli stessi anni, lo scrittore Mark Twain afferma: “Una bolla di sapone è la cosa più bella, e la più elegante, che ci sia in natura. Mi chiedo quanto dovrebbe costare una bolla di sapone se al mondo ne esistesse soltanto una”.
Percorso storico. In quel periodo particolarmente fortunato per le bolle, prende avvio anche l’interesse scientifico nei loro confronti: dal 1890, il fisico inglese Charles W. Boys inizia a girare la Gran Bretagna proponendo conferenze su questo argomento. Poco prima, nel 1873, il matematico belga Joseph Antoine Ferdinand Plateau, grazie ad una macchina artigianale molto complessa, aveva compiuto una scoperta sensazionale: le lamine saponate, quando si incrociano, formano angoli di sole due ampiezze rispetto alle miliardi possibili, pari esattamente a 120 e 109,28 gradi. Passano 100 anni e la matematica americana Jean Taylor, nel 1976, con metodi più moderni dimostra che Plateau aveva ragione. Anche gli architetti, soprattutto in epoca recente, non si sono sottratti al fascino delle bolle: proprio le forme ricavate da lamine saponate, infatti, sono alla base di alcuni capolavori architettonici moderni come il Dipartimento di architettura dell’Università di Stoccarda, in Germania e la piscina olimpica utilizzata per le olimpiadi di Pechino.
Design e pubblicità. Ma pensiamo anche al successo che le bolle hanno riscosso nel design e nella pubblicità. “E allora – fa notare Emmer – non possiamo meravigliarci se il fisico Pierre Gilles de Gennes, nel dicembre 1992, dopo aver ricevuto il Nobel dedica proprio a loro la conclusione della sua conferenza a Stoccolma, recitando questa poesia: «Abbi divertimento sulla terra e sul mare. / Infelice è il diventare famoso! / Ricchezze, onori, false illusioni di questo mondo, / Tutto non è che bolle di sapone»”.