Non è semplice spiegare a dei ventenni il ruolo e la dimensione di un imprenditore. Ci ha provato, riuscendovi in pieno, Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, davanti a oltre duecento universitari che seguono il corso di Economia aziendale di Claudio Baccarani, ordinario alla facoltà di Economia dell’università di Verona.
Una cultura trasmessa attraverso i vini. Un inevitabile fuori tema, visto che fino ad allora si era parlato di “Masi è… vino e cultura” secondo la scaletta che prevedeva appunto di raccontare le vicende di un’azienda che si è imposta sullo scenario mondiale, ogni giorno più competitivo e selettivo, dei grandi vini con il suo Amarone puntando sul territorio e sul clima favorevole, sulla ricchezza dei vitigni autoctoni, sui metodi antichi, come l’appassimento, abbinati ad una altrettanto forte innovazione, sulla ricerca – come la riscoperta di una quarantina di antichi vitigni desueti – ma anche sulla forte radice umana, quindi sulla cultura della gente della Valpolicella. Mantenuta e difesa con orgoglio, non in chiave di localismo, ma come interfaccia alla cultura del mondo. Una cultura trasmessa con i vini, ma anche con le attività della Fondazione Masi, con i suoi premi dedicati ai testimoni della veneticità, ma anche a quelli della diplomazia e alla grande viticoltura mondiale. Come con la sua attività editoriale, la sua attenzione al mondo della musica veneta e ad altre iniziative di puro mecenatismo. Parola quest’ultima, però, mai usata nella conversazione.
Il ruolo dell’imprenditore in azienda. Mancava, però, la risposta ad una domanda fondamentale: chi è e che cosa fa un imprenditore? E Boscaini l’ha spiegato in sintesi, ricordando che l’imprenditore è quello che si assume i rischi, che non ha paura di affrontarli, non solo a vantaggio dell’impresa, ma anche della società. “Sennò la sua non sarebbe un’impresa – ha avvertito – ma una speculazione”. Da qui la valorizzazione del territorio, del vantaggio per tutti gli addetti diretti e indiretti alla sua impresa. Quindi ci vuole anche una giusta dose di altruismo sapendo che ci si pone a carico anche la sorte di molte altre famiglie “perché chi collabora – ha ricordato Boscaini – è in barca con me e crede nelle mie idee, sa che conosco la meta da raggiungere quindi finisce per essere coinvolto nelle finalità dell’azienda, oltre alla prestazione professionale”. Da qui la risposta alla successiva domanda di Baccarani: “per essere visionari bisogna anche essere innamorati, sapendo però che l’innamoramento si diluisce con il tempo?” E Boscaini ha spiegato che non deve esserci innamoramento, ma ogni giorno inventarsi un nuovo motivo d’amore, quindi individuare i valori che lo mantengono vivo”. E poi i ragazzi erano interessati a conoscere il ruolo della “squadra” in azienda. “Squadra – ha spiegato Boscaini – non è aggregazione di persone che apportano le loro conoscenze. È aggregare le professionalità e le conoscenze mirando tutti alla finalità comune. Non fornendo solo tecnica, ma anche l’anima.”