È la pubblicazione del testo “Epigrafi romane in Transilvania” il punto d’origine della conferenza che si è tenuta alla Biblioteca Capitolare di Verona durante la quale sono stati esposti i vari studi fatti sull’opera. Al dibattito erano presenti, Ioan Piso, direttore del Museo Nazionale di Storia della Transilvania a Cluj-Napoca, Andràs Kovàcs, docente di arte medievale e pre-moderna in Transilvania, Gian Paolo Marchi, docente di Letteratura italiana dell’Università di Verona, Alfredo Buonopane, docente di Storia romana dell’Università scaligera e Jozsef Pal, docente dell’università di Szeged in Ungheria. A coordinare Alberto Castaldini, addetto culturale dell’Ambasciata Italiana di Romania.
La sessione pomeridiana. Ha aperto la conferenza Piso che ha affrontato il tema in modo molto generale elencando la quantità enorme di strutture romane in Romania partendo dai 70 km di gallerie che si estendono sotto un monte nella regione in questione. Ha preso poi la parola Buonopane che ha inaugurato la ricerca nel 2008. Il docente di storia romana ha invece spiegato la storia dell’opera. "Il manoscritto che si conserva nella Capitolare di Verona fu acquisito dalla biblioteca come donazione testamentaria di Scipione Maffei – ha raccontato -. Le epigrafi costituiscono un patrimonio emerso nel corso degli scavi eseguiti nel 1722 per la costruzione della fortezza di Carlsburg. Per interessamento di Apostolo Zeno e Scipione Maffei i reperti vennero avviati a Vienna per essere destinati al progettato Museo Imperiale di Iscrizioni". Buonopane ha poi citato il colonnello Giuseppe Ariosti al quale si è poi collegato Kovàcs ritenedolo il peggior nemico dei sui studi. "Le ricerche di Kovàcs sono partite dal XVI secolo e si sono basate solo sulle epigrafi – ha precisato – Ariosti lo ha ostacolato imbarcando, nel periodo studiato, molte epigrafi portandole verso Vienna e impedendo così di portare a termine il lavoro del docente di arte moderna in Transilvania".
È stato poi il turno di Pàl che espone le sue idee per rivendicare la proprietà delle opere portate a Vienna. Infine è toccato a Marchi che nella sessione pomeridiana si è limitato a fare il paragone tra gli oggetti epigrafici del passato, ritenedoli più funzionali alla memoria, con quelli del presente.