In un mondo dove molte branche della medicina continuano a produrre, con metodiche di ricerca sempre più avanzate, nuove scoperte e nuove prospettive di cura, la psichiatria si presenta come una realtà diversa dalle altre. Che cosa frena la produzione di innovazione in psicofarmacologia clinica? È possibile trovare delle strategie per fare innovazione? A queste e a molte altre domande hanno provato a rispondere alcuni tra i più importanti esperti in ambito psichiatrico a livello nazionale e internazionale, in occasione della sesta giornata di informazione indipendente sugli psicofarmaci.
La psicofarmacologia clinica manca di innovazione. Da diversi anni la ricerca fa fatica a proporre farmaci realmente innovativi. Alcune case farmaceutiche hanno addirittura smesso di investire nell’ambito delle neuroscienze. D’altra parte però i farmaci del sistema nervoso centrale continuano ad occupare il terzo posto per spesa territoriale con un aumento dei consumi anno dopo anno. Alla luce, quindi, di un utilizzo sempre maggiore di psicofarmaci e della mancanza di introduzione sul mercato di farmaci realmente innovativi, appare particolarmente importante il bisogno di capire quali siano le prospettive di innovazione per poter assistere meglio i pazienti di domani. Quali sono allora gli spazi per fare innovazione in psichiatria? Clive Adams, professore di Psichiatria a Notthingam, Carmine Pariante, psichiatra dell’istituto di psichiatria del King’s College di Londra e Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore sono intervenuti per dare una risposta a questa domanda.
I protagonisti della giornata. Partendo da una prospettiva storica su che cosa è stata la psichiatria e la psicofarmacologia clinica dalla sua nascita fino ai giorni nostri, durante la giornata sono state presentate e messe a confronto idee di esperti nazionali ed internazionali, al fine di capire cosa possa esserci di realmente innovativo in un prossimo futuro. Un qualcosa che arrivi a migliorare gli esiti delle cure in psichiatria, ma soprattutto che renda questi miglioramenti evidenti nella vita reale e concreta di tutti i giorni. A introdurre la giornata è stato Corrado Barbui, psichiatra e docente di Psichiatria e di Fondamenti biologici della patologia e della terapia dell'università di Verona: “La difficoltà della psichiatria di produrre interventi terapeutici in ambito farmacologico in modo innovativo è molto forte. Per questo motivo abbiamo chiesto ad alcuni esperti di far luce su questa problematica, importante non solo per i medici, ma in primo luogo per i pazienti e i loro familiari”. L'intervento di Adams si è concentrato sulla storia e sull'uso degli antipsicotici, mentre quello di Pariante sulla funzione degli antidepressivi. Andreoli si è invece occupato della parte storica, affrontando il problema da un punto di vista trasversale.
1952: dalla serendipity alle scoperte razionali. “Il 1952 – ha spiegato Andreoli – è una data fondamentale nella storia della psicofarmacologia clinica. È la data della scoperta della Clorpromazina, un antistaminico usato nella preanestesia con i pazienti schizofrenici che ha portato ad un forte decremento del numero dei degenti”. L'intervento di Andreoli si è concentrato su tutti gli avvenimenti successi prima e dopo questa data in ambito psichiatrico, con le relative scoperte ed innovazioni. Dal 1952 al 1961 sono state poste le basi della farmacologia che tuttora resiste. Prima del 1952 le scoperte erano casuali, mentre dal 1962 ha prevalso l'organizzazione tecnico-scientifica in laboratorio che ha portato alla nascita di ricerche scientifiche ordinarie. “Dalla serendipity alle scoperte razionali. Ci abbiamo perso o guadagnato?” si è chiesto Andreoli che, senza trovare una risposta a questa domanda ha concluso il suo intervento affermando: “Mi piacerebbe essere un giovane psichiatra, uno specializzando, iniziare tutto da capo con una parola. Una parola che non è più divisione tra terapie, medici, malattie; mi piacerebbe ricominciare con un'unica idea che è quella dell'integrazione tra psicanalisi e neuroscienze, tra creatività e follia, tra normalità e crimine, tra potere e stupidità. E chiederei di essere messo nel gruppo del potere e della stupidità”.