Si arricchisce di una perla di eccezionale valore la “giovane” facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Verona: una preziosa collezione di libri giuridici antichi. 350 volumi, che raccolgono complessivamente 90 opere, andranno ad arricchire il già vasto patrimonio librario della sede di via Montanari. La “Bibliotheca Juridica Veronensis”, acquisita dalla facoltà di Giurisprudenza nell’anno accademico 2009/2010 grazie al contributo di alcuni studi legali e della Banca Popolare di Verona, è stata presentata dal prorettore Bettina Campedelli, dal preside della facoltà Stefano Troiano, dalla vicedirettrice del dipartimento di Scienze giuridiche Maria Caterina Baruffi, e da Giovanni Rossi, ordinario di Storia del diritto medievale e moderno dell’ateneo scaligero. La presentazione della “Bibliotheca” è stata preceduta da un convegno organizzato sotto il coordinamento scientifico di Giovanni Rossi e dedicato al tema de “La biblioteca del giurista: una riflessione storiografica”.
La “Bibliotheca Juridica Veronensis” costituisce la parte di maggior valore scientifico di una più ampia collezione privata, del valore complessivo stimabile in 250 mila euro, radunata nell’arco di un trentennio da un celebre giurista milanese. Il valore della parte sino ad oggi acquisita dalla facoltà ammonta a 140 mila euro raccolti grazie al contributo congiunto, in particolare, degli studi legali Pavesi Gitti Verzoni, Mercanti Dorio e associati, Lambertini & Associati, Dindo Zorzi e associati e della Banca popolare di Verona S. Geminiano e S. Prospero, a cui ha fatto seguito un contributo anche della stessa facoltà di Giurisprudenza e del dipartimento di Scienze giuridiche sopraggiunto a garantire il completamento della collezione. L’acquisizione è stata resa possibile anche grazie all’iniziativa di Giovanni Tantini che, insieme all’allora preside della facoltà, Maurizio Pedrazza Gorlero e al preside attuale Stefano Troiano, si è personalmente adoperato per cercare i sottoscrittori dell’impresa, nonché all’opera di Giovanni Rossi, il quale ha compiuto un’attenta selezione delle opere in base alla loro importanza scientifica e storica. “L’acquisizione di una così preziosa e cospicua collezione di libri antichi costituisce un nucleo di tutto rispetto per una facoltà di recente istituzione come la nostra – ha spiegato il preside Troiano – questa inaugurazione consentirà alla facoltà di Giurisprudenza e al dipartimento di Scienze Giuridiche di imprimere un nuovo impulso agli studi di storia del diritto e di diritto dell’antichità, offrendo agli studenti, ai dottorandi e ai docenti stessi inedite direzioni di ricerca in questi ambiti. È una raccolta ben coesa per quanto riguarda la completezza delle sue sezioni, specialmente quelle antiche, e consta, nella sua interezza, di circa 350 volumi, per un totale 90 opere, che abbracciano un periodo che va dal Quattrocento all’Ottocento. Vi compaiono tutte le opere fondamentali che costituiscono le fonti del diritto antico e le principali opere del diritto moderno".
La “Bibliotheca” è collocata nella sala del palazzo di via Montanari dedicata al glossatore veronese del XIII secolo Jacopo d’Ardizzone, sala che è stata individuata come sede ideale non solo per la bellezza e le dimensioni ma anche perché provvista di tutti gli impianti necessari a creare il particolare microclima che è necessario per la corretta conservazione di libri tanto delicati. La collezione è aperta alla libera consultazione di tutti coloro, studenti e non, che frequentano la biblioteca giuridica “Giorgio Zanotto” del dipartimento di Scienze giuridiche, e costituisce il primo nucleo di una sezione di libri antichi che si prevede sarà destinata ad accrescersi ulteriormente negli anni futuri.
Il convegno. Ad aprire i lavori è stato Giovanni Rossi con una riflessione introduttiva su “Libri e scientia iuris”. Sono poi intervenuti Enrico Spagnesi, Paolo Cappellini e Giovanni Cazzetta, fra i più noti storici italiani del diritto, che, con le tre relazioni dedicate a “Il diritto comune”, “Il giusnaturalismo e l’illuminismo giuridico” e “L’età dei codici”, hanno tracciato un'ideale storia dei libri d’uso del giurista e, da questa non usuale prospettiva, hanno mostrato le differenze tra diritto comune, antico regime ed età dei codici e successivi sviluppi.