“Le donne che leggono sono pericolose, quelle che scrivono ancora di più” era una frase che, durante la presentazione del libro “Madri sociali. Percorsi di genere tra educazione, politica e filantropia”, veniva ripetuta diverse volte. Mercoledì 14 dicembre alla biblioteca Frinzi è stato presentato, per il ciclo di incontri “Io scrivo, tu mi leggi”, un volume che raccoglie diversi saggi di donne che, a partire dal Diciassettesimo secolo, hanno dato un grande contributo per la conquista dei loro diritti.
La raccolta di saggi. Il libro racchiude in sé 11 saggi e un'introduzione scritti da donne vissute a cavallo tra il Diciassettesimo e il Ventesimo secolo, in Inghilterra, Spagna e Italia. Inizialmente voleva essere un'opera riguardante la maternità allargata, ma è arrivato a trattare un tema più vasto: la maternità sociale. Interesse e scopo delle relatrici e delle loro collaboratrici era analizzare i comportamenti rivoluzionari che sono insiti nella donna.
Donne educatrici. Paola Dal Toso, ricercatrice di Storia della pedagogia dell'ateneo scaligero, e Antonella Cagnolati, docente all'Università di Foggia nonché curatrice del libro, hanno spiegato il ruolo delle donne, dal Diciassettesimo secolo al Ventesimo, e il suo cambiamento nel tempo. Da donne di casa a cui non era possibile avere contatti con l'esterno si sono trasformate in brave educatrici e attiviste politiche, avendo così una buona posizione nella società attuale. Ma come è avvenuto questo grande cambiamento? A questa domanda hanno risposto le due relatrici. “Intorno al 1600 le donne non avevano il permesso di scrivere, hanno perciò trovato una strategia che le legittimasse: hanno iniziato a scrivere per amore materno, hanno iniziato a comporre piccoli libricini nei quali lasciavano una sorta di “testamento educativo”. Dopo un po' di tempo, questi libricini si sono diffusi tra le donne della società e sono stati letti e redatti molte volte. Nella Spagna del 1700 poi hanno iniziato ad istituire corsi di cura verso i bambini abbandonati, arrivando ad istituire scuole per l'infanzia e professionali”.
Tribunali e politica. “Se non sono istruita non posso conoscere i miei diritti, tanto meno richiederli” ha scritto Anna Maria Mozzoni in uno dei saggi contenuti nel libro: una verità che riassume tutto il lavoro di Antonella Cagnolati e delle sue collaboratrici. Le donne non si sono affermate solo nell’ambito educativo, ma anche in quello politico e giuridico. Fino al 1963 non potevano lavorare in tribunale a causa di alcuni pregiudizi. A far crollare i pregiudizi ci ha pensato una sola donna: Virginia Woolf. In Italia e in Spagna le donne si sono dedicate soprattutto all'attivismo politico. Carmen De Burgo, per esempio, scrivendo di cucina in una rubrica femminile, ne ha approfittato per lasciar trapelare messaggi di nota polemica.