Il 17 dicembre si è chiuso alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere il convegno internazionale "The Tempest at 400. Performing (pre)texts". A fare il bilancio dell'evento le organizzatrici Silvia Bigliazzi e Lisanna Calvi del dipartimento di Lingue e Letterature Straniere.
L’evento, dedicato al quarto centenario della Tempesta di William Shakespeare, andata in scena a Londra per la prima volta nel 1611, ha raccolto a Verona studiosi provenienti da università britanniche, statunitensi, tedesche e, naturalmente, italiane e si è fregiato della collaborazione e del sostegno del prestigioso Shakespeare Institute di Stratford-upon-Avon, città natale di Shakespeare, rappresentato a Verona da Ewan Fernie e Kathleen McLuskie, professore emerito di studi shakespeariani. Altra importante collaborazione è stata quella con la compagnia del Teatro Scientifico di Verona che ha curato la messa in scena, nel pomeriggio del 16 dicembre al Teatro Camploy, di uno spettacolo costruito sull’intreccio di scene tratte dal dramma shakesperiano (tradotte da Bigliazzi e Calvi) e da canovacci della commedia dell’arte a quelle collegati.
Nella mattina del 15 dicembre, nell’aula T.1 del Polo Zanotto, la relazione di Andrew Gurr, professore emerito di letteratura inglese dell’Università di Reading, dal titolo “The Tempest and theatrical magic”, ha dato l’avvio a tre giornate di intensa discussione e proficuo confronto che hanno visto una buona partecipazione da parte di colleghi, sia dell’università di Verona che di altre università, e da parte degli studenti.
Tre sono state le aree principali di indagine:
1. Pre-testi: fonti sceniche
2. Testo: rappresentatività e rappresentazione/i 3. Testi: traduzioni in scena
Nell’ambito della prima si è seguito un percorso di ricognizione critica di strategie performative comuni tra forme e tradizioni teatrali differenti che danno rilievo all’interazione tra il testo del dramma shakespeariano e le sue possibili fonti sceniche, tra cui il masque elisabettiano, il teatro all’improvviso e la tradizione della tragicommedia e del dramma pastorale. Nella seconda, si è invece privilegiata l’esplorazione dei tratti più squisitamente legati a implicazioni performative, metadrammatiche e metateatrali del testo, oltre che dei contesti storici che ne hanno via via influenzato le rappresentazioni attraverso i secoli. I cambi di costume e la scelta ardita di mettere in scena una tempesta e un naufragio, insieme alla pervasiva attenzione al ruolo della musica, sono stati discussi in relazione a problematiche di attuabilità scenica e rappresentatività di un dramma la cui complessità concorre alla creazione di uno spettacolo straordinario che sfida la performance visuale e segnica in una costante transizione tra realismo e illusione. Con riferimento alla terza area, la tavola rotonda che ha seguito lo spettacolo allestito al Camploy, e alla quale hanno partecipato Alessandro Serpieri (Firenze), Rosy Colombo (Sapienza), Richard Andrews (Leeds), Michele Marrapodi (Palermo), ha discusso la rappresentazione e la performabilità delle traduzione del dramma, la cui resa teatrale è stata, sul palcoscenico del Camploy, oggetto di intersezione con canovacci della commedia dell’arte, a unire, attraverso la messa in scena di testo e ‘pre-testi’, i temi affrontati dal convegno stesso.
La relazione finale è stata affidata ad Alessandro Serpieri, professore emerito di letteratura inglese dell’Università di Firenze e curatore di una importante traduzione della Tempesta per Marsilio, con una comunicazione dal titolo “The labyrinth and the oracle”. E davvero labirintica e sorprendente è la policromia linguistica, tematica e performativa di questo dramma che a Verona ha avuto vivace celebrazione.