Bilancio degli anni trascorsi, prospettive future, numeri e dati per fotografare un ateneo in continua crescita nonostante il Paese viva un momento difficile. Il Rettore Alessandro Mazzucco, in occasione dell’inaugurazione del 29esimo anno accademico dell’ateneo veronese, ha raccontato il periodo appena trascorso, i miglioramenti e la crescita, l’università come punto d’incontro tra giovani e società civile. L’occasione giusta per presentare “Il bilancio di mandato 2007-2011”, un resoconto trasparente su numeri e dati degli ultimi anni. “Dopo anni di profondo rivolgimento e di non facili cambiamenti di indirizzo nel nostro Ateneo – ha affermato Mazzucco – ritengo doveroso inaugurare una nuova stagione: quella del resoconto basato su dati, rappresentativi di come abbiamo interpretato la responsabilità di governare una transizione di valenza storica per l’Università di Verona. Un bilancio ricco di numeri in modo da lasciare a chi sia interessato di decidere se i risultati siano stati positivi o meno”.
L’ateneo in una società in crisi. Partire dai dati per comprendere a fondo i cambiamenti in atto, ripartire da quella voglia positiva di migliorarsi e fare qualcosa di buono per la società. “L’inaugurazione dell’anno accademico di una università – ha detto il rettore – è l’espressione della coscienza del primario rapporto che essa deve intrattenere con la Società Civile, ad essa mai tanto indispensabile quanto in questo momento di crisi e di necessità di ripresa che solo dalla conoscenza può essere alimentata. Ma è anche un fondamentale appuntamento per render conto a chi ci sostiene di quanto è stato fatto, dei risultati, dei nostri convincimenti, delle nostre prospettive, sottolineando che esse purtroppo sono solo in parte nelle nostre mani”. La crisi è forte, le difficoltà sono tante, “questi anni – ha proseguito – sono stati tormentati da cambiamenti che hanno pesantemente interferito con la possibilità di intraprendere progettualità di ampio respiro, a causa della perenne instabilità del finanziamento statale, del continuo modificarsi delle regole e soprattutto del complicato processo, culturale prima e politico poi, che ha condotto ad una legge di riforma progettata su principi solidi e coraggiosi, che ha poi dovuto cedere ad una infinità di compromessi che ne hanno pesantemente attenuato gli intenti riformatori e la efficacia”.
Gli obiettivi raggiunti. Nonostante tutto è stato compito primario di Verona raggiungere comunque tutti quegli obiettivi che hanno permesso di distinguersi come eccellenza del mondo accademico. “Grazie ad una solida e convinta impostazione – che in questi anni abbiamo costantemente cercato di comunicare all’interno ed all’esterno dell’Ateneo – abbiamo sistematicamente anticipato i più importanti provvedimenti che ci hanno consentito di poter raggiungere, malgrado la crisi profonda, alcuni fondamentali risultati”.
Bilancio. Innanzitutto obiettivi di bilancio, di sfruttamento oculato e giusto delle risorse, frutto di politiche sempre attente e rispettose. “La piena sostenibilità finanziaria grazie a decisi, non facili, ma efficaci interventi strutturali di contenimento della spesa, che hanno consentito di chiudere regolarmente i bilanci di questi anni con il pieno rispetto degli investimenti di natura discrezionale e non trascurabili avanzi di amministrazione. Una politica di accantonamento di risorse, tramite la costituzione di fondi di rotazione, destinate a specifiche finalità corrispondenti agli ambiti della programmazione pluriennali delle attività”.
Immatricolazioni e ricerca. “Il mantenimento di una costante attrattività dei corsi di studio che si sono tradotti in una sostanziale stabilità delle immatricolazioni malgrado la scelta obbligata di attivare il numero chiuso in alcuni corsi e la contemporanea tendenza nazionale media alla diminuzione della popolazione studentesca”. L’analisi di Mazzucco è proseguita con uno dei punti più discussi degli ultimi tempi, quello della ricerca scientifica. “Una sensibile crescita nella produzione scientifica, principale strumento del successo ottenuto nella valutazione ministeriale della qualità delle attività che ha visto una progressiva crescita nel tempo fino a determinare addirittura un incremento del finanziamento statale grazie all’aumento della quota variabile premiale. E sono proprio i risultati derivanti dalla qualità della ricerca scientifica, unitamente dalla qualità dell’offerta formativa e dai risultati dei processi formativi che hanno determinato da parte del Miur un sensibile incremento della quota premiale assegnata all’Ateneo di Verona per l’anno 2011. L’Università di Verona ha raggiunto un buon risultato, complessivamente 12,9 milioni di euro, +3 milioni di euro rispetto al 2010”. Una qualità scientifica riconosciuta da più parti del mondo accademico e riconosciuta anche a livello internazionale. Mazzucco cita un’importante statistica appena pubblicata: “è notizia di questi giorni che l’università di Verona figura nei top 500 atenei al mondo nella ricerca Leiden Ranking 2011/2012, elaborata dal Centre for Science and Technology Studies dell’Università di Leiden in Olanda, dove compaiono solo 21 università italiane. L’università di Verona si è infatti classificata ai primissimi posti in Italia e a seconda di alcuni parametri di eccellenza addirittura al 2 o 3 posto tra gli atenei nazionali. E va sottolineato che questi risultati sono stati raggiunti in una Nazione che destina solamente l’1.14% del Pil alla ricerca”.
Il futuro. Non si sa cosa riserveranno i prossimi anni ma la base su cui costruire è salda e importante. “La nostra solidità risiede nella consapevolezza di essere perennemente in discussione, di doverci considerare in costante valutazione e che non si può confidare nella stabilità delle posizioni. Il che significa – ha concluso il Rettore – che sono da sviluppare altre importanti azioni, altri cambiamenti radicali rispetto ad un passato di indiscutibile isolamento e autoreferenzialità, che consentiranno di divenire uno strumento fondamentale ed affidabile per la collettività, consapevoli di dover aprire le porte dell’Università alla società civile senza compromettere la qualità della produzione scientifica e dell’educazione superiore, fondamentale patrimonio della capacità di crescita di un paese e primaria ricchezza del progresso dell’umanità”.