Il concerto-conferenza di Andrea Cipriani è un evento ormai tradizionale per Infinitamente e di anno in anno è atteso da un pubblico appassionato e molto numeroso. Al Teatro Ristori il musicista ha alternato musica e parole proponendo brani per organo scritti dalla metà del Seicento ad oggi. Cipriani è organista diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma ed all’Universität für Musik und darstellende Kunst di Vienna. L’originalità della sua proposta consiste di guidare il pubblico all’ascolto consentendo di apprezzare anche quegli aspetti legati alla composizione che non sono fruibili da chi non conosce il linguaggio musicale non avendolo potuto studiare. Infinitamente sin dal primo anno ha dato ampio spazio alla musica, complemento essenziale della nostra vita e vero nutrimento per la nostra mente e vuol farsi portavoce dell’esigenza che la scuola italiana possa dare finalmente spazio anche alla formazione musicale.Cipriani ha parlato dell’importanza del corretto insegnamento del solfeggio che non dovrebbe essere insegnato e dunque imparato come una tecnica bensì come linguaggio.
Un viaggio musicale. “Il tempo nelle dimensioni della musica” è il titolo dato al concerto-conferenza che ha visto Cipriani protagonista sul palco. Cipriani, aiutato dal giovanissimo Francesco, ha ripercorso 350 anni di storia musicale. Il teatro ha rivelato un’ottima acustica esaltando l’esecuzione di Cipriani che ha iniziato proponendo le musiche di Georg Böhm del 1661, inventore della partitura corale. È passato poi a Felix Mendelsson Bartholdy a Jean Alain a Johann Sebastian Bach, compositore da lui prediletto.
Il tema dell'incontro. “La musica è un linguaggio – ha esordito Cipriani – e come tale ha una propria sintassi”. L’affermazione ha introdotto il tema principale dell'incontro: la variazione tecnica che ripropone un'idea musicale in cui essa subisce modifiche, più o meno profonde, rispetto alla sua forma originaria. "Le modifiche possono riguardare qualunque aspetto dell'idea di partenza, come l'armonia, la melodia o il ritmo." Grazie a questo concetto Cipriani ha dimostrato che la musica, pur essendo un linguaggio, ha delle caratteristiche tali per cui il percorso E' un passaggio tutt'altro che lineare e automatico. che parte da ciò che un compositore crea, passa per ciò che un esecutore suona, per arrivare a ciò che il pubblico ascolta. “Il tempo in musica ha un ruolo fondamentale in tutti e tre i momenti che lo caratterizzano: la composizione, l’esecuzione e l’ascolto – ha spiegato Cipriani-. Ma, al contrario di quanto si possa comunemente pensare, il passaggio dall’uno all’altro di questi aspetti non è sempre immediato, né riproducibile in tutte le direzioni: la musica, infatti, pur essendo un linguaggio, ha delle caratteristiche tali per cui il percorso che parte da ciò che un compositore ha in testa, passa per ciò che un esecutore suona, per arrivare a ciò che il pubblico ascolta, è tutt’altro che lineare e automatico. Anzi, è reso impossibile proprio dal tempo, che attribuisce alle tre diverse dimensioni di un brano musicale un carattere estremamente soggettivo”.