“Marie d'Agoult, fu donna dell’800 ma è anche donna di tutti i tempi. Personaggio noto per gli scandali della sua vita privata più che come scrittrice, è l’autrice sotto falso nome di opere rimaste semisconosciute che meritano di essere lette perché sono ancora attuali. Una narrazione permeata di una sensibilità che attraversa i secoli, e che può ancora rivestire un profondo interesse ai giorni nostri”. È in questi termini che Laura Colombo, ricercatrice del dipartimento di Lingue e letterature straniere, ha presentato l’opera dell’intellettuale al pubblico del Festival Letteratura di Milano appena concluso.
Quando la vita pubblica eclissa il talento. “Nulla è trapelato del vissuto interiore di d'Agoult. Il lascito intellettuale di questo personaggio della letteratura europea − ha spiegato Colombo − è stato oscurato da una vita sociale ricca di colpi di scena frutto di trasgressioni sentimentali che non sembrano nemmeno essere del suo tempo ma preludono a costumi postmoderni. D’Agoult, aristocratica di nascita, era la figlia di un nobile in esilio che si sentì per tutta la sua esistenza esiliata a sua volta, isolata dalla comunità nobiliare di appartenenza da cui è stata presto emarginata per la sua visione della vita da out sider. Conosciuta come l’appassionata nonché sventurata compagna di Franz Liszt, per cui abbandonò il marito e una figlia, e come madre di Cosima Wagner, la scrittrice non è mai stata presa in considerazione in quanto tale”.
Oltre gli scandali. “Solo dopo il fallimento con Liszt, l’illusione dell’amore completo, − ha continuato Colombo − l’individualità di d'Agoult ha preso il sopravvento e ha trovato una propria espressione negli scritti in cui riflette sul presente e sulla libertà personale e politica. Da questa produzione emerge un personaggio di grande interesse, inserito nel suo tempo ma anche profondamente attuale, un “angelo del proletariato” interessato alle vicende letterarie ma anche politiche europee. Durante gli anni francesi il suo salotto era il centro della politica del nuovo governo nato dalla rivoluzione del 1848. Nel periodo trascorso in Italia, assunta presto a sua patria d’adozione, luogo ideale della mente e della memoria, ha tenuto importanti contatti con le menti del Risorgimento italiano. Ma la sua personalità va oltre la sua immagine pubblica di “gran signora repubblicana”, quasi fredda e distaccata. Una sensibilità complessa emerge, infatti, dal suo unico romanzo Nélida, dalle lettere e da “Memorie”, una tensione costante ma vana alla razionalizzazione, per neutralizzare quella passionalità che le aveva causato tante sciagure. Proprio in queste opere si dispiega l’animo dell’eroina romantica. Dalla piena consapevolezza del rapporto tra corpo e psiche, dimostrata in queste pagine, si può comprendere la sua personale concezione di emancipazione e di maternità. Vicina alla causa femminista, d'Agoult non diede mai un contributo da attivista, perché convinta che la vera liberazione della donna dovesse essere prima di tutto individuale. Una presa di coscienza, favorita da una maggiore istruzione e dalla parità di occasioni rispetto all’uomo, che porti alla rivendicazione di una maggiore dignità.
Contemporaneo è anche il modo di reagire di fronte alla disillusione amorosa, con spirito di autentica emancipazione. Tormentata dagli accessi di tenebra dovuti allo stato depressivo che l’ha fatta sentire isolata per tutta la vita, l’autrice è stata sempre consapevole del potere di sublimazione del lavoro, per questo ha costruito Daniel Stern sulle ceneri della contessa d'Agoult amata e poi abbandonata da Liszt”.