Il reddito minimo garantito è una dotazione di risorse, erogata sia in termini monetari sia con prestazioni di servizi, che si propone di garantire all'individuo che ne sia privo un ammontare di risorse sufficienti a garantirne la partecipazione alla vita pubblica o comunque a fronteggiare le condizioni di maggiore privazione. Del tema, oggi più che mai attuale, si parlerà sabato 9 marzo, dalle 10, al dipartimento di Scienze giuridiche di via Carlo Montanari 9, durante l’incontro sul "Reddito Minimo Garantito, una proposta per l'Italia e l'Europa". L’appuntamento è organizzato dal dipartimento di Scienze giuridiche in collaborazione con il Movimento federalista europeo. Ad introdurre i lavori Donata Gottardi, direttrice del dipartimento Scienze giuridiche mentre le relazioni saranno affidate a Giorgio Anselmi, direttore de "L'unità Europea", Giuseppe Bronzini, giudice della Corte di Cassazione e coordinatore del comitato scientifico Basic incom network Italia, una rete internazionale che da anni si occupa di studiare, progettare e promuovere interventi indirizzati a sostenere l'introduzione di un reddito minimo garantito. Dopo gli interventi sarà dato spazio ad un dibattito con il pubblico.
Il reddito minimo garantito. In Inghilterra si chiama Income Based Jobseeker's Allowance. In Germania viene detto Hartz IV, in Francia Revenu de solidarité active. E’ il reddito minimo garantito, cavallo di battaglia di molte forze politiche nell’ultima campagna elettorale. Il reddito minimo garantito per chi si trova senza lavoro è considerato da molti un indispensabile strumento di lotta alla povertà. Per altri rappresenterebbe una vera rivoluzione nel mercato del lavoro. E’ una legge che è stata introdotta da tempo in quasi tutti i Paesi europei ratificando una precisa direttiva dell'Unione Europea e l'Italia, insieme alla Spagna, è uno degli ultimi Paesi in cui non è stata ratificata la direttiva dell'Ue. Il reddito minimo garantito, che avrebbe più che altro la forma di un vero e proprio salario minimo garantito, sarebbe una rivoluzione epocale all'interno del mercato del lavoro italiano, dove ancora esiste una forte presenza di lavoro nero e di lavori irregolari, non solo in ambito privato, ma anche e soprattutto nel settore pubblico.