“Quando scriviamo delle regole dobbiamo concentrarci sui loro effetti reali”. Ad affermarlo Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ospite questa mattina all’università di Verona. Ad accoglierlo un pubblico numeroso composto in larga parte dagli studenti dell’ateneo. “Occorre trovare – ha aggiunto il ministro – un punto di buon equilibrio tra la tutela del lavoratore e le conseguenze pratiche che la norma produce”. Ad aprire l’incontro “Un futuro al lavoro” è stato il rettore Nicola Sartor a cui è seguito l’intervento di Bruno Anastasia, responsabile dell’Osservatorio di Veneto Lavora sul tema “Dinamiche del mercato del lavoro in Veneto”. Il ministro ha fatto poi il punto sul “Jobs act”, il piano del lavoro del Governo guidato dal presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi.
Il saluto del Rettore. “La presenza del ministro Giuliano Poletti è un segnale molto importante sia per la città di Verona che per l’università, perché il ministro ha deciso di incontrare i giovani nel nostro ateneo – ha dichiarato il rettore Nicola Sartor – sappiamo che la crisi che sta attraversando l’Italia è molto acuta, una crisi che viene da lontano: il sistema italiano da circa quindici anni è caratterizzato da bassa crescita e da bassa occupazione. Su questo scenario si è concentrata e abbattuta la crisi finanziaria del 2007. Tuttavia non stiamo vivendo questo momento esclusivamente a causa della crisi finanziaria ma anche per la situazione critica della nostra economia. Rispetto alle altre, questa crisi si caratterizza per il fatto che colpisce molto più i giovani rispetto agli adulti. Per questo è opportuno immaginare anche momenti di solidarietà intergenerazionale, in modo tale che le generazioni che sono state meno colpite possano sostenere l’occupazione dei giovani. Inoltre, si può certamente fare molto operando e riformando il mercato del lavoro però, se non si aumenta la competitività nel sistema produttivo, tutte le riforme possibili e immaginabili del mercato del lavoro non riuscirebbero a far ripartire l’economia. Quindi, accanto a questi interventi, è importante ricordare la necessità di concentrare lo sforzo per elevare la produttività globale del sistema ed elevare la competitività delle imprese, sempre più pressate da una concorrenza internazionale che non ha più barriere. Il trasferimento tecnologico può essere una di queste azioni. Nel suo piccolo, l’ateneo di Verona ha rinnovato il bando dei “joint project” stanziando 900.000 euro del bilancio per cofinanziare progetti di ricerca che vedono partnership tra i nostri ricercatori e soggetti esterni, cioè aziende private e enti pubblici. Noi non saremo di certo in grado di far ripartire da soli l’economia, però questo è un segno di attenzione che la nostra università nei confronti del territorio”.
Intervento del ministro Poletti. “Nessun cittadino deve restare a casa senza fare niente. Nessuno deve essere lasciato nella condizione di essere inutile per sé e per gli altri. Se non un lavoro subito almeno qualcosa da fare a fronte di un sussidio. E’ necessario, quindi, che la società si ponga questo obiettivo e la politica parta per cercare di dare una risposta a questo bisogno. I problemi non si risolvono con una norma, ma occorre cambiare le abitudini, la cultura e il nostro modo di pensare. Non è possibile andare avanti sul piano del lavoro con contratti che si basano su modelli di 150 anni fa. Dobbiamo costruire un contratto capace di interpretare la relazione fra il lavoratore e l'impresa e la nostra intelligenza dev'essere capace di farci interpretare il lavoro di oggi, sempre più caratterizzato da sapere e partecipazione attiva. Il nostro Paese deve cambiare radicalmente passo. La mia critica va a una cultura, a un pensiero diffuso che non ci hanno dato il coraggio e l'intelligenza di capire ciò che stava cambiando. Adesso l'Italia non può fare a meno di cambiare radicalmente: farlo in poco tempo vuol dire rischiare di più, ma non si può evitare di farlo''.
Il lavoro in Veneto secondo la lettura di Bruno Anastasia. “Il mercato del lavoro nella nostra regione non gode di buona salute. Nella nostra regione la crisi ha ridotto di 10 punti il Pil e di 6 punti l’occupazione. In valori assoluti sono stati persi 90.000 posti di lavoro tra l’autunno del 2008 e la fine del 2013, a cui si deve aggiungere la perdita di ore lavorative a causa dell’aumento del part time e del ricorso alla cassa integrazione. La crisi ha colpito sia il lavoro dipendente, interessando soprattutto i settori industriali, sia quello indipendente, provocando una riduzione dei redditi”.
07- 04 -2014