Può descrivere in sintesi il cuore del suo progetto di ricerca?
Il progetto di ricerca che ho svolto a Parigi, all'Université Paris 1 Panthéon Sorbonne, ha riguardato la mia tesi di dottorato, avente come oggetto il problema dell'acquisto dei diritti di credito dei coniugi nel regime della comunione legale. In tale occasione ho potuto studiare in modo approfondito il diritto patrimoniale della famiglia nel sistema francese, indagando sulle tematiche specifiche che ineriscono al mio lavoro. Tale attività mi ha permesso di effettuare un'interessante ricerca non solo nell'ambito del diritto di famiglia, ma anche nel diritto bancario, analizzando la cosiddetta “autonomie bancaire des époux”, e nel diritto societario. Inoltre, i docenti della Sorbona hanno seguito e coordinato con dedizione la mia attività e i colleghi del dottorato in Droit Privé mi hanno fornito delle utili indicazioni per svolgere al meglio la mia ricerca.
Può raccontare la sua esperienza di vita e di ricerca all’estero?
Credo che un'esperienza di questo tipo, oltre a rappresentare un importante momento di crescita culturale, sia allo stesso tempo un'occasione straordinaria ed assolutamente unica per vivere "dall'interno" il mondo accademico di un altro Paese, seguendo da vicino l'attività dei docenti e dei ricercatori stranieri e partecipando alle loro numerose iniziative.
Quali opportunità le ha offerto?
Oltre all'importanza di questa esperienza sul piano accademico, mi fa piacere sottolineare l'arricchimento straordinario che essa comporta sul piano umano. In questo soggiorno, ho potuto conoscere studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo, confrontarmi con lingue, culture e tradizioni diverse, instaurando interessanti collaborazioni anche con colleghi afferenti a settori disciplinari diversi dal mio; ciò rappresenta, a mio avviso, un momento di crescita culturale e sociale di impareggiabile valore.
Perché secondo lei è importante che i nostri ricercatori facciano esperienza in altre realtà straniere?
Credo che per un ricercatore sia fondamentale confrontarsi con le realtà di altri Paesi. Ciò consente non solo di conoscere l'attività di ricerca svolta al di fuori dell'Italia, ma anche di apprendere il metodo di lavoro dei colleghi stranieri e di instaurare delle proficue ed intense collaborazioni che danno un valore aggiunto alla nostra attività, troppo spesso vincolata entro le "mura" nazionali.
Quale messaggio vuole mandare alla comunità affinché sostenga la ricerca dell’Università di Verona attraverso il 5 per mille?
In questo momento non troppo facile per i giovani laureati, credo che sostenere la ricerca dell'Università di Verona possa rappresentare un importante incentivo per stimolare i ricercatori più meritevoli ad intraprendere la strada della ricerca che, sebbene lunga e faticosa, è allo stesso tempo fonte di grandi soddisfazioni per tutta la comunità scientifica.
13.05.2014