Le recenti polemiche sulla situazione dei beni archeologici in Italia e le modifiche normative per la valorizzazione del patrimonio italiano impongono una riflessione su temi quali l’utilizzo di strumenti free e open source e l’apporto dell’informatica a sostegno del mondo della ricerca archeologica. Con questo obiettivo si è svolto al Polo Zanotto il nono workshop “Free, libre and open source software e open format nei processi di ricerca archeologica”, organizzato dal dipartimento Tempo, spazio, immagine e società con la collaborazione del dipartimento di Informatica. Durante le due giornate si sono svolti tutorial, workshop, barcamp, presentazioni di progetti su attività di scavo e di valorizzazione di beni culturali e nel contesto open source e open data.
«Da molti anni il dipartimento Tesis e quello di Informatica collaborano insieme a diversi progetti – ha dichiarato Patrizia Basso, docente di Arte, archeologia e territorio dell’università – Attualmente stiamo lavorando a un progetto, insieme anche alla Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto e alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, per creare un sistema informativo territoriale di Verona che offra al pubblico i dati archeologici della città. Questo è solo uno dei progetti che l’informatica e i beni culturali possono condurre insieme. In questi due giorni sono stati presentati progetti sia a livello di tesi di laurea, sia da parte di funzionari della soprintendenza, dell’istituto centrale per la catalogazione e la documentazione, dell’università. Enti che lavorano sul territorio per promuovere, valorizzare e far conoscere i beni culturali e che possono trovare nel binomio tra beni culturali e informatica nuove modalità soprattutto comunicative. I giovani oggi hanno bisogno anche di immagini, di vedere le ricostruzioni. In questo senso, dunque, diventa fondamentale una collaborazione con coloro che questi sistemi sanno crearli e gestirli».
«Ci sono tanti aspetti, numerosi strumenti che possono essere di enorme aiuto per tentare di fare investimenti che si prolunghino nel tempo – ha illustrato Alberto Belussi, docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni dell’ateneo – Investimenti che hanno come obiettivo non solo quello di avere la piccola applicazione che può funzionare sul momento con la tecnologia corrente, ma soluzioni di più largo respiro che possano funzionare anche nel futuro. Da questo punto di vista ci sono svariati strumenti che ci consentono di ottenere questo risultato. Oltre a questi aspetti che sono legati più al dato e alla sua progettazione esistono molte altre aree informatiche che possono essere d’aiuto ai beni culturali. L’informatica è la chiave per riuscire a valorizzare il nostro patrimonio storico, culturale, artistico che ci contraddistingue nel mondo».
20.06.2014