La scomparsa improvvisa del Prof. Roberto Ferrarini, docente di enologia nell’ambito del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche presso il Dipartimento di Biotecnologie dell’Ateneo veronese, lascia un vuoto difficilmente colmabile sul piano della didattica e della sperimentazione in un settore così strategico per la formazione dei giovani enologi laureati nel bellissimo contesto di Villa Lebrecht in San Floriano, sede appunto dei corsi di viticoltura/enologia erogati dall’Università degli Studi di Verona. Roberto Ferrarini è stato un grande enologo e soprattutto un grande "formatore". Stimato a livello nazionale e internazionale come uno dei più valenti professionisti del settore, aveva la tenacia di chi svolgeva il proprio lavoro con passione e competenza. Era promotore presso l’Ateneo veronese del network Oenoviti International tra i centri più prestigiosi europei ed extraeuropei della formazione universitaria in ambito viticolo/enologico e del programma Erasmus Mundus, sempre nel medesimo ambito, nonché animatore locale dell’iniziativa OenoDoc (International Joint Doctorate Programme). Di formazione classica, aveva intrapreso la fascinosa strada della ricerca enologica presso l’Università di Bologna, mantenendo un nesso sempre vivo tra cultura umanistica e cultura scientifica, quella appunto della comprensione dei complessi processi alla base della trasformazione delle uve in vini di eccellenza, in un tenace tentativo di collegare il vino al contesto territoriale nel quale di volta in volta si trovava ad operare. Notissimo tra i produttori più eminenti della Valpolicella, era persona acuta nell’intuizione di elementi innovativi, si trattasse della possibilità di ottenere vini a basso tenore di alcool senza rinunciare ad elevate caratteristiche organolettiche ovvero di introdurre procedure d’avanguardia nelle fasi di appassimento delle uve destinate alla produzione dell’amarone. Dotato di una instancabile curiositas naturae, aveva intrapreso viaggi anche in regioni ritenute marginali per l’enologia di pregio, come ad esempio la Georgia caucasica, alla riscoperta di suggestive tecniche antiche, magari declinabili in versione aggiornata a produzioni di qualità. Arguto e dotato di un immarcescibile sense of humor, senza rinunciare tuttavia al rigore di chi deve trasferire conoscenza, riusciva a suscitare grande interesse per l’enologia negli studenti, che numerossissimi volevano frequentare i suoi laboratori e che – per buona parte – grazie proprio al Prof. Ferrarini hanno in questi anni trovato, una volta concluso il ciclo di formazione di laurea triennale, facile inserimento nel contesto produttivo viti-vinicolo in Veneto come in Toscana, in Tentino come in Puglia.
Giovanni Vallini
25.11.2014