Da Tokyo a Verona per raccontare agli studenti la sua esperienza di successo. È questo il motivo per cui, Michele Guarnieri, laureato all’università di Verona in Informatica nel 2000, al Tokyo Institute of Technology nel 2007, e Amministratore Delegato della startup Hibot, lunedì 16 marzo alle 9, sarà in Aula I a Ca’Vignal 2, strada le Grazie, 15.
Guarnieri presenterà la startup Hibot Corporation di cui è co-fondatore e che è stata riconosciuta dal World economic forum come Tecnhology Pioneer 2015. Ad introdurlo sarà Paolo Fiorini, docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni.
“Il seminario– spiega Fiorini – nasce con l’obiettivo di presentare un modello di crescita professionale e di sviluppo imprenditoriale basato sulle capacità personali, condizione non facile da trovare, soprattutto in Italia. Durante questo incontro daremo una visione concreta della robotica odierna rivolgendoci a tutti, ma in particolare ai tecnici e ai nostri studenti, per sensibilizzarli sulla necessità di acquisire delle competenze specifiche in robotica. Di questa tecnologia, il pubblico non sa molto e si basa soprattutto sulle conoscenze fornite dai film di fantascienza”.
Durante la conferenza Guarnieri introdurrà alcuni prodotti di Hibot, in particolare Expliner, il robot per le ispezioni delle linee elettriche ad alta tensione e Thes, un robot a forma di serpente che sarà utilizzato per ispezionare i tubi del gas. Cercherà, inoltre, di spiegare gli aspetti personali e umani della vita dell’Amministratore Delegato di una startup di successo.
L’importanza di Hibot. I prodotti di Hibot rappresentano una svolta importante nell’ambito della robotica, e dimostrano come questa tecnologia emergente sia in grado di creare posti di lavoro e di migliorare, o eliminare, alcune attività pericolose eseguite dall’uomo. “HiBot nasce da uno dei laboratori più creativi della robotica mondiale – continua Fiorini – che ha un grandissimo portfolio di prototipi non sfruttati commercialmente. Il contributo innovativo della startup HiBot è quindi di due tipi. Il primo è quello di rendere disponibili numerose idee progettuali, soprattutto di ispirazione biologica, industrializzando e commercializzando alcuni di questi prototipi, Il secondo contributo è quello di dimostrare che la robotica può essere la base di un'attività economica di successo, nonostante richieda investimenti più alti di altre iniziative imprenditoriali, come ad esempio lo sviluppo di prodotti software”.
Il modello di crescita. “È necessario stimolare i nostri studenti a intraprendere la carriera imprenditoriale – prosegue Fiorini – ma occorre affrontarla in modo realistico, sia dal punto di vista del percorso professionale da seguire, che delle aspettative da coltivare”.
La Redazione
13.03.2015