In occasione della giornata della malattia di Parkinson del 26 novembre, che prevede incontri formativi ed eventi in tutto il territorio nazionale, il dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento ha organizzato, dalle 9 alle 13, nell’aula magna del Policlinico G.B. Rossi, piazzale Scuro 10, un momento in cui medici specialisti, altre figure professionali ed esperti dell’attività motoria si incontreranno per fare il punto sullo stato della ricerca e rispondere alle domande dei pazienti.
In questo contesto saranno illustrate tutte attività del “Progetto di attività motoria adattata per i malati di Parkinson”, che si svolgono nelle strutture attrezzate di Scienze motorie, ideate a supporto delle terapie mediche e fisioterapeutiche per prevenire e ridurre i sintomi della malattia e per sviluppare il mantenimento delle autonomie di base e l’apprendimento o riapprendimento delle strategie motorie. I risultati ottenuti confermano l’importanza di accostare alla terapia clinica protocolli di attività fisica, individualizzati e di gruppo, che ritardano e riducono il più possibile il declino funzionale.
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L’iniziativa è condotta da un team multiprofessionale di esperti del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell’università di Verona. Il lavoro scientifico è coordinato dai docenti Federico Schena dell’area di Scienze motorie, Michele Tinazzi, responsabile del Centro malattia di Parkinson e disordini del movimento, Nicola Smania della sezione Medicina fisica e riabilitazione, e si avvale del prezioso contributo di ricercatori e ricercatrici veronesi, come Federica Bombieri, dottoranda di Scienze motorie e supervisora delle attività motorie proposte ai malati di Parkinson. "Tra i protocolli di esercizi rilevanti -afferma Tinazzi– le attività di cammino con i bastoncini, che migliorano la lunghezza del passo, dove nemmeno i farmaci più potenti riescono ad essere efficaci”. Per consentire il mantenimento dei risultati è importante la continuità, per questo il progetto si configura come un percorso costante durante tutto l’anno.
Strategie e valori aggiunti. Le attività consentono l’istaurarsi di reti di comunicazione tra i pazienti, coinvolgendo i caregiver (familiari, parenti, personale di assistenza), che possono assistere e partecipare alle sedute e ricevere informazioni per la gestione del quotidiano. Il progetto permette, inoltre, la qualificazione sul campo di studentesse e studenti che svolgono osservazioni e ricerche in questo ambito, compresi i laureati in Scienze motorie di varie provenienze partecipanti a percorsi formativi post lauream, come i master in “Nordic Walking” e in “Progettazione e conduzione dell’esercizio fisico nelle malattie esercizio sensibili”, che presentano moduli didattici specifici sulla malattia di Parkinson.
“Il progetto sta diventando -dichiara Federica Bombieri– un volano anche per altri centri e associazioni, come Parkinson Italia, interessati e attratti dal modello e dalla qualità di questo progetto, che è nato dieci anni fa con importanti risultati tra i pazienti”.
“Le attività realizzate hanno ricadute pratiche molto interessanti -spiega Schena– in quanto usano il movimento come strumento di benessere e di educazione alla salute, coinvolgono direttamente i caregivers e rendono protagonisti i pazienti nella gestione della loro malattia, puntando a una maggiore consapevolezza e alla individualizzazione del trattamento motorio. Nella giornata del 26 il nostro lavoro verrà anche testimoniato dall’esperienza diretta dei pazienti e familiari che ogni giorno beneficiano delle attività”.
21/11/2016