Circa 200 persone hanno partecipato, sabato 14 gennaio, all’incontro “Co-Housing abitare condiviso”, organizzato da Mag Verona, con il patrocinio del dipartimento Culture e Civiltà dell’università di Verona e degli ordini degli Architetti e degli Ingegneri di Verona. L’evento, che si è svolto al polo Zanotto, è stato promosso da realtà veronesi impegnate nello sviluppo di un nuovo modello abitativo condiviso, quali Ecohousing Verona, la Cittadella del vivere consapevole di Verona, Co-housing della Bassa veronese e Social club.
“L’incontro – hanno spiegato gli organizzatori – è servito innanzitutto per raccordare i diversi gruppi veronesi, di città e provincia, attivi da almeno il 2013 su questo tema: confronto di progetti, ma soprattutto invito accorato alla pubblica amministrazione ad agevolare questi modelli abitativi, che propongono soluzioni pratiche e sostenibili ai problemi generati dall’isolamento e dalla difficoltà dei servizi nel rispondere ai bisogni di ogni generazione”.
Durante l’incontro sono intervenuti diversi esponenti delle realtà territoriali interessate a vario titolo al tema trattato. Ospite dell’appuntamento Isabelle Dumont, docente di Geografia economica e politica all’università Roma Tre e ideatrice del docufim “L’abitare sostenibile – casi di ecovillaggi e di co-housing in Italia”, che è stato proiettato all’inizio della mattinata. Il dibattito è stato condotto da Emanuela Gamberoni, docente di Geografia sociale all’università di Verona.
“Condividere, superare la solitudine se non addirittura l’isolamento, ma anche scambiare saperi tra generazioni, rispondere a bisogni altrimenti messi in carico al sistema di welfare: sembrano aspettative quasi utopiche nella nostra società, quando basterebbe ripensare il modo di vivere insieme – ha spiegato Loredana Aldegheri di Mag Verona, luogo incubatore per la Cittadella del vivere consapevole, intorno alla quale ha preso piede l’iniziativa. – In paesi come la Danimarca, la Svezia e l’Olanda, il co-housing è una realtà già presente da 30 anni, ma i tempi stanno maturando anche in Italia per costruire esperienze di vita in comune, che garantisca la privacy delle persone ma ne favorisca anche le relazioni, grazie a spazi abitativi adeguati”.
“Si tratta di riorganizzare quello che già c’è – ha proseguito Francesca Borgo tra i promotori del convegno – e recuperare immobili da ristrutturare. Non si chiede agli enti pubblici e ai privati di regalare nulla, bensì di coinvolgersi nel ripensare l’utilizzo di un bene, nell’ottica di una società composta da soggetti sempre più soli, anziani ma anche giovani”.
18.01.2017