Il Tocatì, festival dei giochi in strada, e l’ateneo scaligero propongono una mattinata di riflessione sulla pericolosità dell’azzardo, definito impropriamente “un gioco”, quando invece rischia di far sviluppare vere e proprie dipendenze.
L’appuntamento è per giovedì 13 settembre, dalle 8.40, al Polo Zanotto, con il convegno “L’azzardo non è un gioco”, organizzato da ateneo e Tocatì, coinvolgendo ragazze e ragazzi delle scuole grazie alle Reti Scuola e Territorio: Educare insieme, Prospettiva Famiglia, Radici dei Diritti. Scopo della mattinata, aperta dai saluti del rettore, Nicola Sartor, e del presidente di AGA, Associazione giochi antichi, Paolo Avigo, e introdotta da Roberto Leone, docente di Farmacologia in ateneo e Chiara Stella del gruppo “Radici dei diritti”, è fare prevenzione con gli studenti esplicitando gli inganni di un non-gioco che risucchia sempre più persone in una spirale rovinosa. A disvelare il pensiero magico che governa la psiche di chi cade in questa spirale, si alterneranno, Fabio Lugoboni , docente di Medicina delle dipendenze, Cristiano Chiamulera docente di Farmacologia nel dipartimento di Diagnostica e Sanità pubblica, il presidio di “Libera” dell’istituto Pasoli di Verona, che illustrerà i dati del questionario sulla diffusione dell’azzardo fra i minori, Maurizio Fiasco, presidente di Alea e il fisico Diego Rizzuto che, coinvolgendo in simulazioni d’azzardo le scuole presenti, farà toccare con mano che il banco vince sempre.
“Il gioco è un comportamento giocoso, l’azzardo è un comportamento compulsivo, che può diventare patologico”, spiega il professor Chiamulera, che racconterà ai ragazzi come l’azzardo patologico porti modifiche nei processi cerebrali molto simili a quelle causate delle dipendenze: