“Per creare inclusione bisogna creare un contesto inclusivo. La sfida che stiamo cercando di raccogliere è proprio questa, quella di creare un contesto capace di accogliere la diversità dei nostri studenti.” Con queste parole Giorgio Gosetti, docente di Sociologia e delegato del rettore per il Diritto allo studio e le politiche per gli studenti, ha aperto l’incontro “Dsa e università: un’occasione per discuterne insieme” che si è tenuto giovedì 4 ottobre in ateneo.
Obiettivo del convegno, realizzato grazie alla partecipazione di Aid, Associazione italiana dislessia, di Verona in occasione della Settimana nazionale della dislessia 2018, quello di includere nella riflessione sui Dsa genitori, studenti, docenti, specialisti del settore sanitario, università e datori di lavoro. Secondo le stime, i soggetti con dislessia evolutiva in Italia sono 1 milione e 500 mila e, negli ultimi anni, sono stati fatti notevoli passi avanti nel garantire a ragazzi e ragazze una maggiore accessibilità ai corsi di studio. Tuttavia, Manuela Andolina, presidente della sezione provinciale Aid, dichiara che “i ragazzi con disturbi dell’apprendimento arrivano in università e non sanno a chi rivolgersi”.
Questo è il motivo per cui l’associazione e l’università di Verona hanno aperto la tavola rotonda sull’argomento, coordinata da Paolo Fabene, docente di Anatomia del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, dando l’opportunità ai partecipanti di avvicinarsi un po’ di più alle difficoltà ancora presenti per trovare delle soluzioni insieme. “Certe volte siamo talmente presi dal disturbo che non ne vediamo le potenzialità” afferma Sergio Messina, presidente Aid e neuropsichiatra infantile, che invita il pubblico ad “ascoltare quelli che chiamiamo errori, perché sono rivelazioni del sistema di funzionamento dell’intelletto”. Un paziente affetto da Dsa spesso presenta delle difficoltà nella lettura di testi lunghi, per questo mentre legge tende a rallentare e a effettuare ciò che nel gergo si definisce “recupero lessicale”, ossia il tentativo di “prevedere” o “indovinare” il significato della parola su cui riscontra delle problematiche. L’intelligenza alla base di questo sforzo nel trovare la “soluzione” è ciò che diventa intuito e creatività.
I docenti di Linguistica generale nel dipartimento di Scienze umane Denis Delfitto e Maria Vender hanno illustrato agli ascoltatori i risultati delle ricerche sulla relazione tra dislessia e bilinguismo di cui si occupa il Dyslexia lab di ateneo. “I benefici del bilinguismo si estendono anche alle persone con Dsa” sottolinea Maria Vender, suggerendo alcuni metodi per la didattica che i docenti posso mettere in pratica al fine di migliorare la qualità dell’apprendimento da parte degli studenti. A seguire l’intervento della giornalista e vicepresidente Aid Antonella Trentin, la quale fa notare che “se venti anni fa si poneva il problema se i ragazzi potessero frequentare le superiori, ora invece possono affacciarsi con successo al mondo universitario”. L’inclusione universitaria di studenti con Dsa è stato il focus del commento di Angelo Lascioli, docente di Pedagogia speciale in ateneo che da anni si occupa della ricerca di soluzioni per il miglioramento della qualità della vita e della partecipazione sociale.
Se offrire agli utenti un punto di riferimento certo e qualificato per ottenere informazioni e aiuto è l’obbiettivo dell’Associazione italiana dislessia, da parte sua l’università è sicuramente il mondo che deve garantire inclusione e parità di diritti, perché la conoscenza costituisce le fondamenta su cui l’individuo costruisce la propria libertà.