Un laboratorio in 4 appuntamenti dedicati ad approfondire la figura del filosofo francese Jacques Lacan, una delle massime autorità della psicoanalisi e della filosofia contemporanea attraverso le lectio magistralis di Massimo Recalcati, fra i più noti piscoanalisti, filosofi e accademici italiani dei giorni nostri. Il primo incontro “Lacan cristiano?” si è tenuto al Polo Zanotto l’1 marzo. Già ospite in ateneo gli anni scorsi, Recalcati aveva approfondito la figura di Lacan in relazione ai disagi della contemporaneità e al problema della sessualità. Gli altri appuntamenti del calendario di quest’anno sono programmati per venerdì 29 marzo, venerdì 17 maggio e venerdì 31 maggio, sempre al polo Zanotto.
“L’esperienza del sacro non accade al di là del mondo, ma accompagna a ogni passo l’esistenza del mondo”. Questa la premessa con cui Recalcati ha avviato la lezione, citando come testi di riferimento il “Seminario VII” e il “Seminario VIII” lacaniani. In questi studi il filosofo francese affronta le tematiche già avanzate da Freud sull’etica della psicoanalisi in un confronto dialettico che, pur accogliendo la critica freudiana alla religione, non ne condivide l’impostazione. Cosa distingue il pensiero di Lacan da quello di Freud? “Lacan – spiega lo psicoanalista – è freudiano nella critica alla religione, ma è cristiano nel modo in cui muove la sua critica a Freud”. È su L’ “Avvenire dell’illusione” e il “Disagio della civiltà” che Freud affronta la critica alla religione, da lui intesa come fuga dal mondo che si configura quale “palliativo di fronte alla durezza della vita, rimedio per la pena dell’esistenza e costruzione ausiliaria attraverso cui l’uomo si difende dalla potenza inumana della Natura”, ha aggiunto Recalcati. “Jacques Lacan invece – ha continuato – non intende il cristianesimo come via di fuga per un mondo altro in cui si realizza l’esistenza, ma contiene anzi un messaggio ateo: è grazie al cristianesimo che si completa la “distruzione degli dei”, espressione mutuata da Hegel, perché essere cristiani implica il pensare Dio solo attraverso l’uomo, il nome del padre solo a partire dal figlio. La trascendenza non si dà, quindi, se non tramite l’esperienza dell’immanenza”.
Massimo Recalcati ha spiegato, inoltre, l’aspetto più interessante del binomio Lacan e religione, citando anche l’eredità che il filosofo francese ha lasciato alla psicoanalisi contemporanea: