“L’arte non va mai data per scontata, se guardata con occhio critico può sempre regalare delle novità”. Queste le parole con cui Francesca Rossi, direttrice dei Musei civici di Verona, ha aperto “Come si scopre un Mantegna”, ultimo appuntamento dedicato all’arte rinascimentale, svoltosi il 14 maggio, al Polo Zanotto.
L’incontro, ospitato dal corso di Storia dell’arte moderna, tenuto da Enrico Dal Pozzolo, si è concentrato sul ritrovamento di un capolavoro del Mantegna nei depositi dell’Accademia Carrara di Bergamo. Il responsabile della scoperta è Giovanni Valagussa, conservatore dell’Accademia e docente di Museologia dell’università Cattolica del Sacro Cuore nella sede di Brescia. Dopo aver illustrato le analogie con altri dipinti simili, Valagussa ha spiegato come, attraverso controlli incrociati, sia riuscito a dimostrare la paternità del dipinto, che di recente è stato presentato anche alla mostra “Mantegna e Bellini” svoltasi alla National gallery di Londra.
Un importante contributo alla scoperta viene dal Laniac, il Laboratorio di analisi non invasive per l’arte antica, moderna e contemporanea dell’ateneo scaligero. Paola Artoni, responsabile del laboratorio, ha illustrato gli aspetti scientifici della scoperta, in particolare come si siano svolte le indagini diagnostiche non invasive sul dipinto.