L’invecchiamento progressivo della popolazione fa prevedere una sempre maggiore insorgenza di anziani con malattie neurodegenerative. Già ora, il 4% della popolazione sopra i 65 anni soffre di problemi neurodegenerativi. In Italia, per esempio, circa un milione di persone è affetto da demenza, di cui il 60% con malattia di Alzheimer, a cui si aggiungono circa 240.000 malati di Parkinson.
L’ateneo di Verona, grazie a un contributo della Regione Veneto di 74.500 euro, ha progettato il dispositivo BipBip: un sistema smart indossabile per prevenire fenomeni di freezing della marcia in persone affette da malattia di Parkinson. Il progetto è stato presentato martedì 23 luglio alla Cantina Valpolicella di Negrar. L’evento riunisce ricercatori, operatori socio-assistenziali e aziende impegnati per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.
“La scarsa presenza di strutture specializzate e la ridotta diffusione dell’assistenza domiciliare, soprattutto in zone rurali o difficilmente raggiungibili, aggravano le problematiche che le persone affette da malattia di Parkinson e le rispettive famiglie devono affrontare quotidianamente”, ha spiegato Stefano Tamburin, docente di Neurologia nel dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, diretto da Andrea Sbarbati, promotore del progetto insieme a Graziano Pravadelli, docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni nel dipartimento di Informatica, diretto da Giacobazzi. “In un tal scenario, accresce sempre più il bisogno di sviluppare soluzioni innovative per affiancare dal punto di vista socio-sanitario pazienti, famiglie, medici e caregiver”.
“Il freezing della marcia – ha continuato Tamburin – è un disturbo specifico che si può manifestare quando il paziente varca una soglia, nota un cambio nella pavimentazione, trova un ostacolo o deve assolvere a un doppio compito, come per esempio camminare e rispondere ad una domanda. La sensazione è quella di avere i piedi letteralmente incollati al suolo, e quasi sempre il paziente ha bisogno di uno stimolo esterno per riprendere la marcia. Si capisce quindi quanto siano effimeri i rimedi fisioterapici, poiché quando il soggetto si ritrova senza l’aiuto del medico fa fatica a riprendere le normali attività”.
“Il sistema sfrutta un’app e tre sensori per riconoscere il blocco motorio che si sta per verificare – ha concluso Pravadelli – sostituendosi all’accompagnatore in carne ed ossa nel dare un ritmo alla marcia del paziente. Tramite stimoli acustici o vibrazioni al polso si è notato come il malato riesca a superare il freezing della marcia e a continuare con le sue attività abituali”.