Dopo aver inaugurato la stagione del Teatro greco di Siracusa, la Elena di Euripide, con la regia di Davide Livermore, è andata in scena, con grande successo, al Teatro romano di Verona. Per poterne chiarire gli aspetti principali, l’ateneo scaligero e il Centro di ricerca Skenè ha organizzato giovedì 12 settembre il convegno “Elena di Euripide da Siracusa a Verona”.
“Il Centro di ricerca Skenè – ha sottolineato Silvia Bigliazzi, direttrice del Centro e docente di ateneo – ha come compito di collaborare con il Comune affinché la cittadinanza possa conoscere, discutere e parlare di teatro. Elena rappresenta il nostro terzo appuntamento al Teatro romano, dopo il grande successo degli anni scorsi de I sette contro Tebe di Eschilo e Eracle di Euripide”.
“L’opportunità di mettere in scena le tragedie greche – ha aggiunto Francesca Briani, assessore alla Cultura del Comune di Verona – durante l’estate teatrale veronese, che è tipicamente shakespeariana, è straordinaria. Così come è altrettanto straordinario vedere la viva partecipazione degli studenti, dei ragazzi e di persone che non conoscevano prima le tragedie di stampo greco”.
Non è del resto scontato che il pubblico conosca la tragedia e lo svolgimento della sua trama. “Una traduzione teatrale richiede, infatti, una diversa impostazione che la contraddistingue da quella letterale – ha ribadito Walter Lapini, traduttore di Elena per la scena e docente dell’università di Genova – Se chi legge un testo può ritornare indietro nel caso in cui non capisse qualcosa, lo spettatore deve capire subito ciò di cui si sta parlando. Per questo motivo, bisogna intervenire sul testo trovando una misura aurea tra la libertà nella traduzione e il rispetto del testo”.
Trama. Paride non ha rapito Elena, ma un fantasma con le sembianze di Elena. La vera Elena si trova in Egitto, dove il re Teoclimeno intende sposarla a forza. Per sfuggirgli, Elena si rifugia in un luogo sacro. Qui incontra il naufrago Menelao, reduce da Troia con pochi soldati. Riconosciutisi, i due studiano un piano di fuga. Fingendo di aver saputo da un viandante (Menelao stesso) che il marito è morto, Elena ottiene dal re una nave per fare un rito funebre in mare. Imbarcatosi con Elena, Menelao e i suoi (saliti con un pretesto) eliminano la ciurma e fuggono. Il re, gabbato, vorrebbe uccidere la sorella, l’indovina Teonoe, che con il suo silenzio ha favorito la fuga dei Greci. Ma i Dioscuri lo frenano, convincendolo ad accettare la volontà degli dei.