Chi è l’esponente della Grande guerra in letteratura? Ne esiste veramente uno? Questo l’interrogativo al centro del convegno “Letteratura italiana e Grande guerra: un anno dopo il centenario”, svoltosi il 23 ottobre al polo Santa Marta. L’evento, guidato da Renato Camurri e Fabio Danelon, docenti del dipartimento di Culture e civiltà, ha voluto ricordare il primo anniversario dal centenario della Grande guerra evidenziando le connessioni tra storia contemporanea e letteratura italiana.
I maggiori studiosi dell’argomento nell’ambito della critica letteraria sono intervenuti per condividere i risultati delle numerose ricerche effettuate in questo campo. Un viaggio attraverso le letture di Svevo, Saba, Pirandello e Gadda per approfondire il rapporto tra letteratura italiana e storia contemporanea e scoprire come le due discipline siano legate in maniera significativa nel contesto della Prima guerra mondiale.
“Per il dipartimento è stata un’occasione di far lavorare insieme i nostri storici contemporanei e letterati in un’iniziativa che è a coronamento di una serie di altri progetti che hanno riguardato la commemorazione della Grande guerra”, ha commentato Danelon.
Massimiliano Tortora, docente dell’università di Torino, ha fatto notare come “la letteratura italiana non ha avuto un solista della Grande guerra”, sostenendo che “molti grandi nomi si sono distinti in quel periodo, ma è ardua l’impresa di individuarne uno che possa aggiudicarsi il primato ed essere effettivamente definito lo scrittore della Grande guerra”.
L’intervento è stato accolto da Mara Santi, docente dell’università di Gent (Belgio), che ha replicato individuando in Gabriele D’Annunzio il poeta principe della Prima guerra mondiale attraverso il “Notturno”, opera contenente le più intime riflessioni dello scrittore sulla morte e sulla guerra.
I diversi punti di vista emersi hanno confermato che il tema della Grande guerra, messo in relazione ad altre discipline, è ancora aperto a infinite chiavi di lettura.