Il viaggio tra le diverse forme della narrazione è stato il filo conduttore del convegno organizzato dalla Scuola di dottorato in Scienze umanistiche e dal Laboratorio sulle forme e sulle origini del romanzo (Forlab) nelle giornate di giovedì 7 e venerdì 8 novembre, al polo Santa Marta. A chiudere l’appuntamento sono stati Helena Janeczek, premio Strega 2018, e Filippo Tapparelli, premio Calvino 2018, con la tavola rotonda “Narrare oggi”.
“Ciò che ci ha spinto ad organizzare un convegno come questo – ha spiegato Jacopo Galavotti, assegnista di ricerca al dipartimento di Culture e civiltà e uno dei fondatori di ForLab – è stata l’idea di mettere insieme studiosi di discipline diverse dello spettacolo, come teatro e cinema, ma anche filosofia del romanzo, letteratura e narrativa, per vedere quali linguaggi condividiamo e quali sono le categorie che possiamo utilizzare per convergere in una grammatica della narrazione più ampia. Era quindi l’occasione giusta per invitare chi i romanzi li scrive, come Janeczek e Tapparelli, per vedere come loro pensano la narrazione e il romanzo”.
Durante la tavola rotonda è stato proprio il tema della memoria, come concetto di una grammatica della narrazione, ad essere analizzato nelle sue diverse forme nella discussione attorno ai due libri analizzati, “La ragazza con la Leica” di Janeczek e “L’inverno di Giona” di Tapparelli.
Nel romanzo “La ragazza con la Leica”, l’autrice ha tentato di destrutturare e ricostruire una biografia, quella della protagonista Gerda Taro, famosa fotografa tedesca, attraverso un componimento che unisce storia ed invenzione, mutando le regole classiche del romanzo storico.
Nell’opera di Tapparelli “L’inverno di Giona”, l’autore ha raccontato la storia di Giona, un ragazzino senza nome che vive in un paesino, anche questo senza nome, con il nonno. Giona non ricorda la sua infanzia e questo provoca in lui un certo disagio, inoltre è il nonno stesso che ostacola in tutti i modi questa sua ricerca del passato.
Centrale in entrambe le opere è il viaggio della memoria, che sia quella perduta di Giona o quella intensamente vissuta di Gerda.