Il diabete mellito affligge circa 4 milioni di italiani, cui si aggiunge un altro milione di pazienti che ha la malattia senza esserne consapevole. L’alterazione principale della malattia è l’iperglicemia, che danneggia tutti gli organi e apparati e, pur di diversa origine, accomuna i diversi tipi di diabete. Le due varietà più note sono il diabete tipo 1, che insorge soprattutto nell’età evolutiva e raramente dopo i 40 anni di età, e il diabete tipo 2, che compare nell’adulto e più frequentemente nel soggetto di età matura o anziana.
I dati. In percentuale, il 5% delle diagnosi rileva nei pazienti diabete di tipo 1, a fronte di un 90% per il diabete di tipo 2, anche se quest’ultimo in realtà è un contenitore di varianti cliniche differenti, cui si affiancano ulteriori tipologie meno frequenti. A ogni modo, il diabete rappresenta una sfida per la persona affetta dalla malattia e per la sua famiglia.
In vista della Giornata Mondiale del Diabete, giovedì 14 novembre, Claudio Maffeis, direttore della sezione di Pediatria a indirizzo diabetologico e malattie del metabolismo, ed Enzo Bonora, direttore della sezione di Endocrinologia, diabetologia e metabolismo in ateneo, offrono un punto di vista scientifico sulle diverse manifestazioni della patologia.
“Il diabete colpisce in media un bambino-adolescente su 800: in più del 95% dei casi è di tipo 1. Ciò si deve all’incapacità delle beta cellule del pancreas di produrre insulina, per loro distruzione su base autoimmunitaria. I sintomi principali all’esordio della malattia (aumento del numero delle minzioni e sete, calo ponderale) sono spesso trascurati, la diagnosi non è tempestiva con sviluppo di chetoacidosi, condizione grave che espone a rischio anche di mortalità. Una sfida importante è quindi garantire l’informazione alla popolazione che è necessario accertare sempre e subito la causa di un aumento delle minzioni e della sete del bambino/adolescente: basta uno stick delle urine o una glicemia e il sospetto diagnostico è confermato”, spiega Maffeis, che aggiunge: “la tecnologia ha fornito strumenti sempre più efficienti per la cura del diabete, quali monitoraggio in continuo della glicemia e microinfusori per la somministrazione di insulina, con importante riduzione del rischio di ipoglicemia, complicanza acuta che deve essere trattata con immediatezza e che costituisce una preoccupazione per paziente e familiari soprattutto nelle ore notturne. L’obiettivo è far acquisire a tutte le famiglie le conoscenze e la motivazione necessaria per applicare con costanza le tecniche dell’autogestione della malattia, sfruttando al massimo le informazioni che offre il sensore glicemico. Questo è importante soprattutto nell’età dell’adolescenza, in cui il giovane è disinteressato al suo diabete con atteggiamenti di rifiuto della cura. La sfida per le equipe diabetologiche pediatriche è applicare strategie e modalità di approccio e dialogo innovative con l’adolescente, offrendo attività di gruppo e coinvolgendo ed aiutando i genitori ad affrontare questa particolare e non facile fase della vita dei loro figli”.
Non da ultimo, è bene porre attenzione alla pratica sportiva, potenziale alleata nel processo di trattamento. “Lo sport è raccomandato nel diabete”, ricorda Maffeis. “Un ottimale controllo del diabete è requisito fondamentale per garantire una performance motoria di alto livello, quindi fare sport motiva a un trattamento più attento del diabete. La sfida è promuovere lo sport fornendo ai pazienti istruzione adeguata a favorire un’autogestione del diabete (alimentazione, dosi di insulina, automonitoraggio delle glicemie) in relazione all’attività fisica. Riuscire a praticare lo sport amato aumenta l’autostima e il benessere psicologico con evidenti benefici sulla qualità di vita anche e soprattutto se c’è il diabete”.
Diabete mellito di tipo 2. “Il diabete mellito tipo 2 è molto comune ma, avere la glicemia alta non deve essere declassato a variante costituzionale, come il colore degli occhi o dei capelli”, ammonisce Bonora. “In genere viene scoperto per caso, facendo esami del sangue, ma non deve essere trattato con superficialità: “ho una punta di diabete”. Spesso non causa disturbi ma non deve essere trascurato: “ho un diabete lieve”. Per anni può presentarsi con un aumento modesto della glicemia ma non deve essere banalizzato: “ho un diabete insignificante”. Per molto tempo può essere controllato bene solo con la dieta ma non deve essere attribuito solo ad una alimentazione sbagliata: “ho il diabete alimentare”. Compare più spesso nelle persone anziane ma non deve essere considerato qualcosa di fisiologico: “ho il diabete dell’anziano o senile.
Il diabete tipo 2 è una malattia da prendere sempre seriamente”, prosegue Bonora. “Se tutte le persone con diabete avessero la stessa considerazione per la loro malattia che hanno le persone con tumore, la stessa determinazione nel curarsi, la stessa voglia di vincere la sfida, osserveremmo pochissimi diabetici ciechi, in dialisi o amputati e vedremmo meno infarti o ictus nei diabetici. Se le persone con diabete avessero piena consapevolezza di cosa può causare il diabete curato male, osserveremmo meno morti a causa del diabete: in Italia sono praticamente lo stesso numero di coloro che muoiono per i tumori. Solo che diversamente dai tumori, che spesso uccidono senza che si possa fare nulla per evitarlo, gran parte delle morti per diabete potrebbero essere evitate. Molte delle persone con diabete mangiano scorrettamente, restano troppo sedentarie, non prendono regolarmente le medicine, non misurano abbastanza la glicemia a domicilio, non fanno i controlli periodici in laboratorio, non eseguono tutti gli esami suggeriti, non vanno mai al centro diabetologico come raccomandato dal Ministero della Salute e dove è possibile ottenere tutti i farmaci più moderni e le cure specialistiche previste per tutti anche dalla legge. Altri diabetici fanno tutto nel modo giusto e riescono ad avere una vita lunga e piena di successi in tutti i campi: famiglia, lavoro, sport.
Il diabete tipo 2 è silenzioso ma può fare molto male. Averlo non è mai una colpa legata allo stile di vita perché solo una persona su 12 di quelle che hanno uno stile di vita poco salutare sviluppa il diabete. C’è molto altro a causare il diabete. Una colpa è farsi uccidere dal diabete per averlo troppo trascurato. Per non aver saputo cogliere la sfida e averla vinta.”