La comparsa del sorriso sociale durante la comunicazione faccia-a-faccia genitore-lattante è considerata una pietra miliare dello sviluppo emotivo umano nella cultura occidentale, ma non si osserva frequentemente nelle altre culture. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Developmental Psychology ha messo a confronto tre campioni di diadi madre-lattante di etnie e culture diverse e dimostrato come lo sviluppo emotivo umano può intraprendere direzioni diverse non solo in base all’esperienza relazionale ma anche al contesto culturale di appartenenza.
La ricerca coordinata da Manuela Lavelli, docente del dipartimento di Scienze umane, diretto da Riccardo Panattoni, con la partecipazione della dottoranda Cecilia Carra, è stata condotta in collaborazione con University of Osnabrück, Germania, e l’Università di Milano-Bicocca, grazie anche ai finanziamenti della borsa internazionale di dottorato di ateneo e della German Research Foundation.
“Lo studio ha confrontato 2 campioni di culture che hanno diversi obiettivi di socializzazione nello sviluppo dei bambini: famiglie occidentali/italiane di classe-media e famiglie di villaggi rurali tradizionali dell’etnia Nso in Camerun, e un terzo campione di famiglie immigrate in Italia dalla stessa zona dell’Africa Occidentale”, commenta Lavelli. “In ognuno dei 3 campioni l’interazione spontanea di 20 diadi madre-lattante è stata videoregistrata quindicinalmente da 4 a 12 settimane di vita del bambino, cioè da prima a dopo la comparsa del sorriso sociale”.
Un nuovo metodo di analisi che combina microanalisi (frame-by-frame) dei comportamenti videoregistrati e analisi statistica sequenziale ha permesso di identificare diversi pattern di co-regolazione emotiva nei 3 diversi gruppi culturali.
“La ricerca”, prosegue Lavelli, “ha evidenziato che già a 4 settimane i bambini italiani manifestano attenzione attiva al volto della madre che sorride e parla affettuosamente; questo contatto visivo faccia-a-faccia incoraggia la comparsa del sorriso sociale e la formazione di sequenze di scambio di emozioni positive che si stabilizzano entro il terzo mese. Diversamente, le madri Nso del Camerun, in un contesto di maggiore precarietà, privilegiano il contatto corporeo (che previene l’espressione di emozioni negative) e la stimolazione motoria del bambino piuttosto che lo scambio faccia-a-faccia; così che alla comparsa del sorriso sociale dei loro bambini, le madri Nso rispondono con stimolazione tattile che provoca distoglimento dello sguardo e dell’espressività emozionale, funzionale a mantenere i bambini più calmi. Infine, le famiglie immigrate mostrano interessanti combinazioni di pattern di co-regolazione emotiva tipici della cultura di origine e di quella del nuovo Paese. Questi risultati documentano come i primi pattern di co-regolazione emotiva possono incidere sulle predisposizioni biologiche, dando origine a differenti traiettorie di sviluppo emotivo in differenti contesti socioculturali”.