Condividere e confrontare le esperienze per permettere un miglioramento della didattica, riflettendo su quali abilità e competenze i docenti dovrebbero investire in questo momento delicato. Questi i temi affrontati nell’incontro “La didattica ai tempi del Covid”, promosso dal dipartimento di Lingue e letterature straniere, quale attività di disseminazione previste dal Progetto di Eccellenza “Le Digital Humanities applicate alle lingue e letterature straniere”, La giornata di studi, che si è tenuta in streaming giovedì 15 ottobre, è stata aperta da Chiara Battisti, team leader dell’area Didattica del progetto di Eccellenza, moderatrice dell’incontro. Ringraziando anche a nome di Alessandra Tommaselli, direttrice del dipartimento di Lingue e letterature straniere, e Paolo Frassi, project manager del Progetto di eccellenza – che erano assenti durante la conferenza a causa di impegni istituzionali – Chiara Battisti ha rivolto particolare gratitudine ai colleghi e agli studenti presenti.
Anna Bognolo, direttrice vicaria del dipartimento di Lingue e letterature Straniere, ha portato i saluti della direttrice e Matteo De Beni, presidente del collegio didattico del dipartimento di Lingue e letterature straniere, ha sottolineato come l’incontro, mettendo assieme molte delle “anime del dipartimento”, fosse un’occasione di discussione e riflessione su quello che è accaduto e che tutt’ora si sta vivendo.
La giornata di studi prevedeva due tavole rotonde in cui docenti di lingua e letteratura francese, inglese, russo, spagnolo e tedesco si sono confrontati sulle esperienze di didattica a distanza – rivolta sia agli studenti che alle aziende e agli utenti esterni – legate all’emergenza Covid. Erano inoltre studenti che avevano frequentato i “Laboratori e Tirocini di Introduzione alle Metodologie e Tecnologie Didattiche” che hanno condiviso in un’ulteriore tavola la loro esperienza.
Obiettivo della giornata era, infatti, condividere e confrontare le esperienze per permettere un miglioramento della didattica, suggerendo su quali abilità e competenze i docenti ora dovrebbero investire. Le proposte sono state avanzate anche alla luce del resoconto degli stage degli studenti dei “Laboratori e Tirocini”, iniziati e portati a termine durante la pandemia e che hanno rappresentato un ulteriore punto di vista.
Si è parlato di didattica liquida, definita tale a seguito della moltiplicazione dei canali attraverso cui è stato possibile usufruirne. Se è rimasto il senso di familiarità tra gli studenti, alcune problematiche cui hanno dovuto far fronte – anche i docenti – sono stati stress e scarso contatto visivo, dispendiosità e pesantezza dovute alla necessità di continua verifica del funzionamento del canale. Un altro disagio emerso dall’incontro riguarda la mutazione della relazione docente-studente. La lezione in presenza avviene in un luogo fisico e genera un rapporto che influisce sulla formazione dell’identità sociale dello studente, processo che non avviene nei luoghi digitali come Zoom. L’impossibilità di vicinanza fisica riduce i fenomeni di rispecchiamento e la possibilità di creare una relazione empatica.
Particolare rilievo ha assunto un’intervista video, diretta da Alberto Sparapan, con testimonianze di studentesse e studenti dell’ateneo, i quali hanno espresso le loro opinioni riguardo la nuova modalità di erogazione degli insegnamenti. Gli intervistati hanno sottolineato come l’università abbia reagito in maniera ottimale alla situazione d’emergenza, mantenendosi aggiornata con l’uscita dei decreti e garantendo una forma di didattica adeguata. Nonostante fosse una modalità per certi versi più impegnativa– sia a causa della durata prolungata delle lezioni, sia per problemi di connessione o di svolgimento delle prove scritte – gli studenti hanno suggerito il mantenimento anche per gli anni futuri della didattica blended, ovvero con una parte a distanza e una parte, imprescindibile, in presenza, essendo infatti consci che la vita universitaria non può prescindere dal contatto e dalla presenza fisica.